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LUCA FREILa NATO vuole portare in guerra anche la Svizzera

26.01.24 - 14:39
Luca Frei, coordinatore della Gioventù Comunista Svizzera
Luca Frei
Fonte Luca Frei
La NATO vuole portare in guerra anche la Svizzera
Luca Frei, coordinatore della Gioventù Comunista Svizzera

LUGANO - «I civili devono prepararsi per una guerra totale con la Russia nei prossimi 20 anni». Questa frase l’ha recentemente pronunciata Rob Bauer, presidente del Comitato militare della NATO, al termine di una riunione dei capi di Stato Maggiore dei Paesi alleati. Nella stessa occasione ha affermato che le opinioni pubbliche dei Paesi membri della NATO devono capire che non si può più dare per scontata la pace.

A queste dichiarazioni si aggiungono quelle di Boris Pistorius, ministro tedesco della Difesa (appartenente alla SPD, ovvero il Partito Socialdemocratico un tempo “pacifista”), secondo cui nei prossimi cinque-otto anni i Paesi baltici saranno in guerra con la Russia. Sempre Pistorius afferma anche che le Forze Armate tedesche debbano diventare adatte alla guerra e “svegliare” la società tedesca, che deve insomma essere pronta a sostenere i militari con “uomini e mezzi”. A completare questo tutt’altro che roseo contesto vi sono altri due elementi: innanzitutto le dichiarazioni del governo svedese, che ha chiesto ai propri cittadini di prepararsi alla guerra; secondariamente l’inizio della più grande esercitazione militare della NATO dai tempi della Guerra Fredda.

Tutto ciò lascia ben intendere la gravità dell’attuale situazione internazionale. La NATO, che difende in primis gli interessi degli Stati Uniti d’America, a discapito di quelli dei Paesi europei (che però si sottomettono totalmente al volere dello Zio Sam), vuole fomentare sempre più conflitti e si prepara, di fatto, a una terza guerra mondiale. Se tutto ciò si dovesse realizzare, le conseguenze per noi tutti sarebbero nefaste. Questo, però, è abbastanza ovvio, anche se molti credono ancora che si tratti di ipotesi astratte. Ciò su cui occorre riflettere nel nostro caso è il ruolo della Svizzera, che deve fare tutto il possibile per stare alla larga dalle guerre della NATO.

Cosa può fare, dunque, la Confederazione? La risposta è una: restare neutrale. Purtroppo, l’attuale Consiglio federale, una buona parte della classe dirigente e quasi tutti i principali Partiti istituzionali stanno abolendo la nostra neutralità e stanno persino cedendo la nostra sovranità, portando così il nostro Paese nelle grinfie della NATO e dell’UE (che di fatto ne è ancillare). Così facendo, mettono a rischio la nostra sicurezza ed il nostro benessere.

Bisogna in tal senso assolutamente interrompere l’avvicinamento del nostro esercito al Patto atlantico e tornare ad essere un Paese realmente sovrano, perché la situazione sta diventando più seria che mai: ogni giorno assistiamo infatti a una nuova escalation. Se un giorno la Svizzera dovesse far parte della NATO (o anche solo esserne organicamente alleata come vorrebbero l’attuale comandante di corpo Thomas Süssli o il nuovo segretario di stato alla sicurezza Markus Mäder) e questa decidesse di entrare direttamente in guerra con la Russia (o anche con altri Paesi considerati ostili dall’Occidente, come la Cina), allora anche noi saremmo coinvolti e manderemmo a morire pure i nostri giovani per conflitti che avvantaggiano solo Washington.

È quindi giunto il momento di comprendere cosa realmente significa difendere la neutralità del nostro Paese. Non è retorica, non è ideologia: significa concretamente salvare la nostra popolazione dalla miseria ed evitare un coinvolgimento diretto del nostro esercito di leva in operazioni militari. Chiunque operi nella direzione opposta sarà complice dei guerrafondai, anche se si dice di sinistra. Organizzazioni come il Partito Comunista ed il Movimento Svizzero per la Pace (che vanno rafforzate) continueranno invece a opporsi alla svendita della nostra sovranità e della nostra neutralità: no all’UE, no alla NATO e sì alla pace.

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