Paola Falconi, GISO
Si sente sempre più spesso parlare di “economia circolare”, quella che sembrava un’alternativa al sistema che ha caratterizzato la nostra società dal rilancio economico del dopoguerra fino ad oggi, eppure sta diventando vieppiù una necessità.
Non è una scelta di principio o ideologica, ma una risposta alle varie crisi a cui siamo confrontati. Da un lato quella climatica, perché se il modello del consumismo ci porta ad avere e possedere sempre di più, la conseguenza è lo sfruttamento delle risorse e del suolo, sempre più sotto pressione e instabile. Dall’altro quella economica, con la precarietà del lavoro, in cui si pretende sempre più efficienza, e dalla smisurata richiesta e consumo di risorse naturali.
Il primo passo da compiere è quello di impiegare al massimo ciò che è già a nostra disposizione, andare in controtendenza all’obsolescenza programmata, che ci fa comprare nuovi modelli prima della vera usura del prodotto vecchio. Questa dinamica è presente anche nel mondo dell’edilizia, con un impatto gigantesco e si lega al tema dell’energia grigia, ovvero l’energia immagazzinata nell’edificio costruito: quella impiegata nella costruzione e nei materiali stessi. Se un manufatto viene demolito, tutta questa energia “investita” scompare, di colpo, e produce rifiuti da smaltire.
Per questo la parola chiave è trasformare, partire da ciò che è già esistente, nelle nostre mani, e riutilizzarlo, convertirlo, adattarlo. “Demolire” o “buttare via” devono essere l’ultima opzione.
Inevitabilmente, in un sistema che tende a sostituire i prodotti con un’alta frequenza il passaggio da un’economia di consumo ad una circolare non può essere fatto dall’oggi al domani o solo con la buona volontà del singolo.
Serve un cambiamento strutturale su più fronti, che ci permetterà di adattare la nostra qualità di vita alle necessità dei nostri tempi, non si tratta di perdere un benessere guadagnato nel periodo di crescita economica e in cui trovare lavoro non era problematico come al giorno d’oggi, si tratta di rendersi conto che in un sistema in cui si cerca sempre l’ultimo modello di un prodotto, è proprio il modello di economia che è rimasto ad una versione precedente. Ci sta mostrando i suoi limiti fisici, è quindi arrivato il momento di agire, su tutti i fronti.