"Nei letti degli altri" è molto di più che l'album che contiene la hit sanremese "Tuta Gold"
MILANO - Il letto è il tempio dell'intimità, del corpo, del sesso ma anche il rifugio, il porto sicuro e il luogo dove nascono i pensieri e germogliano i ricordi. "Nei letti degli altri" è il nuovo album di Mahmood. Pubblicato sull'onda della partecipazione al Festival di Sanremo, è un lavoro che non si ferma all'hype generato da un pezzo come "Tuta Gold".
Partiamo dai testi: l'artista milanese intreccia le liriche con riferimenti personali, con gioie e dolori che ha realmente vissuto. È anche (ma non solo) un'autobiografia in musica, che passa dal rapporto complicato con il padre e trova il modo di attraversare la cronaca. «Io compro la mia prima casa e non mi chiedi com'è / Mi son sentito grande per la prima volta, anche se / dopo sei mesi ha preso fuoco, era una stella cadente». È il racconto del drammatico incendio nella Torre dei Moro a Milano, avvenuto il 29 agosto 2021. Mahmood quel giorno non era in casa e non ha riportato conseguenze fisiche.
Mahmood gioca con gli stili e le sonorità, ma anche con il tempo e la tradizione. Se l'inizio dell'album è prettamente club, con la intro con Slim Soledad e la hit sanremese, nel resto del lavoro è l'amore a farla da padrone. Perfino nel pezzo più alternativo, "Bakugo", si sono decisi richiami alla storia della grande canzone popolare italiana. Le sperimentazioni del disco non sono basate sul nulla, ma sono costruite su solidissime basi e sono supportate da un'intelaiatura produttiva di altissimo livello (se dici Dardust, d'altronde, dici qualità).
È un amore, quello cantato nei vari brani dell'album, fatto anche di dubbi e d'incertezze, di una fragilità che non si nasconde dietro a un machismo di facciata e a un "andrà tutto bene".
"Nei letti degli altri" è il racconto del bambino che è stato, dell'adolescente e dell'uomo che oggi è e che domani sarà in un altro modo. Il trittico finale, che si apre con "Nel tuo mare" e si chiude con la già citata "Stella cadente", è ad altissima intensità emotiva. Indubbiamente questo terzo album è un ulteriore passo nella crescita artistica di Mahmood, che consolida la sua visione estetica (non solo della musica, viene da dire dopo averlo visto all'Ariston) e ne dimostra una sempre maggiore maturità e consapevolezza.