Il compositore italiano Giovanni Allevi, a margine di un concerto a Milano, ha raccontato gli anni difficili della malattia.
MILANO - Non solo un concerto, ma un'esperienza di vita. Ogni incontro con Giovanni Allevi va oltre la musica. Ogni spettacolo incoraggia chi lo ascolta a entrare in una sfera più intima, fatta di riflessioni profonde e sincere.
Nell'attesa di accogliere il pianista e compositore italiano in Ticino (sarà al Teatro Kursaal di Locarno il 6 e il 7 aprile), ieri, in occasione della Giornata Mondiale della Felicità istituita dall'Unesco, Allevi ha incontrato migliaia di ragazzi al Forum di Assago per lo spettacolo «Happiness on Tour. Vite - Storie di felicità».
Messi da parte gli strumenti, per un momento Allevi ha raccontato ai giovani presenti l'esperienza della sua vita e della malattia. «C'è stato un momento in cui ho dovuto mantenere lo sguardo dritto sui fiori, mentre camminavo all'inferno - ha detto l'artista -. Ho dovuto regalare un sorriso alle persone che mi stavano vicine, anche quando il dolore fisico era insopportabile». Sono infatti già passati due anni dalla diagnosi che ha sconvolto la vita del musicista. Un tempo di lotta contro un mieloma multiplo, che lo ha gettato all'inferno e «ha spazzato via tutto».
Prima della malattia «la mia vita era fatta di concerti in giro per il mondo», poi «due anni fa, quando è arrivata tutto, è cambiato». Una sofferenza che ha però permesso al compositore di assumere il dominio «su me stesso e sulle mie paure».
Ricadute e trattamenti, durante la cura, hanno messo a dura prova lo spirito combattivo di Allevi. «Calvo, imbottito di psicofarmaci e di oppioidi che per mesi e mesi mi davano la sensazione di avere 39 di febbre. Debolissimo, senza appetito, dimagrito, pensavo 63 chili. Lì ho pensato che bastava che decidessi di lasciarmi andare e mi sarei spento». Ma il pianista è riuscito a superare tutto: «C'è stato un giorno nella mia vita in cui io sono stato immensamente felice, prima però bisogna fare un viaggio all'inferno».