Un business da 280 milioni con tanti rischi e poche soluzioni
VENEZIA – La foto pubblicata non è presa da una banca dati, ma l’ho scattata domenica scorsa a Venezia. Quello delle navi da crociera che lambiscono la laguna, si sa, è un annoso problema di Venezia. La nave MSC Opera che ha urtato il battello turistico regolarmente ormeggiato al molo di San Basilio è solo l'ultimo episodio della vicenda grandi navi che da anni tiene banco nella città. Perché quello delle navi da crociera è anche un grande business che la città non può perdere, ma che deve essere regolamentato per evitare incidenti plateali come quello del 2 giugno scorso. Ora Danilo Toninelli, ministro delle Infrastrutture, ha promesso che entro la fine di giugno sarà trovata una soluzione per allontanare le grandi navi dalla Giudecca e da San Marco.
Ma la soluzione non è così semplice, non basta spostare la rotta delle grandi navi al di fuori del Canale della Giudecca. Per evitare la continua erosione delle rive e delle fondamenta, dovuta alle enormi correnti provocate dai motori e dagli scafi delle navi, bisognerebbe fermarle fuori dalla laguna. Una soluzione che, visto l’impatto economico di crocieristi e armatori sulle malandate casse del comune, sembra davvero lontana se non utopica.
Gli imprenditori hanno chiesto più volte di risolvere la questione delle grandi navi a Venezia. Un business importante per la città: si calcola che il mercato del turismo crocieristico a Venezia valga oltre 280 milioni di euro. Tra il 1997 e il 2018 il porto della città lagunare ha accolto oltre 31 milioni di passeggeri con un picco del traffico crocieristico in Laguna nel 2013 di quasi 2 milioni di ospiti in transito.
Testo a cura di Claudio Rossetti
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