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La Svizzera respinge le accuse Usa di manipolazione valutaria

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La Svizzera respinge le accuse Usa di manipolazione valutaria

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La Banca Nazionale Svizzera (BNS) ha respinto con decisione le accuse provenienti dagli Stati Uniti, che hanno inserito nuovamente la Svizzera nell’elenco dei Paesi sospettati di pratiche valutarie scorrette. Si tratta di un ritorno in lista dopo che il Paese era stato rimosso dal registro delle economie sotto osservazione nel novembre 2023.

In un comunicato ufficiale, l’istituto centrale elvetico ha chiarito di non intervenire sul franco svizzero con l’intento di alterarne artificialmente il valore, né tantomeno di influenzare la bilancia commerciale o favorire in modo sleale la competitività delle esportazioni svizzere. La BNS ha ribadito che la propria politica monetaria è orientata esclusivamente alla stabilità dei prezzi e alla tutela dell’economia nazionale.

Le critiche mosse dal Dipartimento del Tesoro americano, che ha incluso anche l’Irlanda nella stessa lista, si focalizzano in particolare sui Paesi con un surplus commerciale rilevante. Nell’elenco figurano già nazioni come Cina, Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Singapore, Vietnam e Germania. Nonostante ciò, lo stesso Tesoro ha riconosciuto che nel 2024 nessun partner commerciale di primo piano ha effettivamente manipolato i tassi di cambio per ottenere vantaggi nel commercio internazionale.

Il contesto valutario resta comunque complesso. Il dollaro, in particolare, sta attraversando una fase di debolezza rispetto ad altre valute principali. Negli ultimi giorni, l’euro ha guadagnato lo 0,67% sul dollaro, mentre il franco svizzero ha segnato un modesto apprezzamento dello 0,15%. Il rallentamento dell’economia statunitense ha rafforzato l’ipotesi di un imminente taglio dei tassi da parte della Federal Reserve, una prospettiva che ha favorito i mercati azionari, ma ha messo pressione sul biglietto verde.

Secondo Saverio Berlinzani, analista senior di ActivTrades, il mercato sta reagendo non solo alle tensioni commerciali — emerse in occasione delle iniziative protezionistiche promosse da Washington — ma anche all’andamento dei dati macroeconomici americani. La combinazione tra deficit commerciale persistente, aspettative di riduzione dei tassi e vendite sul mercato obbligazionario ha contribuito al recente indebolimento del dollaro.

In questo scenario, le accuse statunitensi nei confronti della Svizzera sembrano inserirsi in un quadro più ampio di fragilità del dollaro e ricalibrazione degli equilibri valutari globali, piuttosto che in una reale strategia elvetica di manipolazione. La BNS, dal canto suo, ha riaffermato il proprio impegno per una condotta trasparente e conforme agli standard internazionali.

Conclusioni

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Questo articolo è stato realizzato da CambiaValute.ch, non fa parte del contenuto redazionale.
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