Nelle ultime ore si sono moltiplicati i profili falsi (e le attività a essi associati) degli autori dello stupro
PALERMO - Dalla cronaca al dibattito social. La tragedia consumatasi al Foro italico di Palermo nella notte tra il 6 e il 7 luglio, che ha visto una banda di ragazzini appena maggiorenni stuprare e filmare lo stupro di una ragazza 19enne è diventato uno dei principali argomenti di conversazione sulla piattaforma mediatica italiana.
Non solo la politica e i media, ma anche i social. Il dibattito si è infatti spostato su Telegram, dove in particolare due gruppi - composti fino a pochi giorni fa da decine di migliaia di persone - si sono dati alla caccia del filmato che ritrae lo stupro. «Pago bene... Quel video», si legge in uno di questi.
Ma la faccenda diventa ancora più assurda. Non c'è stato un semplice passaggio dalla vecchia guardia alle nuove piattaforme. Gli sviluppi delle ultime ore testimoniano di fenomeni potenzialmente dirompenti. Sui social si sono infatti moltiplicati i profili (falsi o gestiti da terzi) e le attività a essi associati, degli autori dello stupro.
Dall'account dell'imputato Christian Maronia, ad esempio, sono state pubblicate le frasi che lo stesso ha pronunciato di fronte al giudice delle indagini preliminari. E questo, con qualche ora di anticipo. Ma come è possibile? Christian si trova in prigione. Sul suo profilo si legge che è «stato trascinato dagli altri del gruppo», che per «colpa di altri la sua vita è rovinata». E ancora: «Con che coraggio si insultano gli innocenti?», come se fosse proprio Christian a scrivere.
Le autorità sono dovute intervenire per arginare il fenomeno: «Stiamo monitorando la situazione. Spesso è difficile intervenire per far rimuovere certi contenuti», si legge in un articolo apparso sul Corriere della Sera. In questo caso si fa riferimento ai post pubblicati dal profilo dell'unico ragazzo (minorenne) della banda a essere stato scarcerato. Dal suo profilo sono state pubblicate numerose richieste di appuntamento dirette a ragazze interessate a incontrare l'autore dello stupro: «C’è qualche ragazza che stasera vuole uscire con noi?». Un brutto scherzo - a dirla con candore - di uno o più coetanei.