Cresce la tensione tra l'isola e la terra ferma, dove l'una evoca la resistenza e l'altra la guerra, se necessaria
TAIPEI - Balli, arti marziali e dimostrazioni militari. Così la Repubblica cinese festeggia la sua indipendenza nella sua capitale, Taipei. Già dalle prime ore del mattino si sono radunati in molti, a discapito delle temperature elevate, per assistere alla parata. Centrale nel discorso della presidente Tsai Ing-wen è che Taiwan non cederà alle pressioni di Pechino.
Oggi la Repubblica cinese festeggia il Double Ten Day, l'anniversario nazionale che commemora da cento anni la rivolta di Wuchang e il rovesciamento della dinastia Qing che si trovava fino a quel momento al potere. Istituita come nazione non riconosciuta nel 1946 né dal consiglio di sicurezza dell'Onu, che riunisce Stati Uniti, Russia, Regno Unito e Francia, né dal Canada, porta avanti da 72 anni una costante crescita e intrattiene comunque con il resto del mondo delle relazioni di tipo economico e commerciale.
Ma la sua indipendenza è stata recentemente minacciata da Pechino, con anche varie incursioni aeree che i taiwanesi non hanno apprezzato. Xi Jinping, presidente della Repubblica popolare cinese, ha infatti etichettato il governo di Taiwan come separatista e ha promesso di prendere l'isola, con la forza, se necessario.
Nel suo discorso ufficiale tenuto oggi, Tsai Ing-wen ha proclamato come «nessuno ci costringerà a seguire la strada tracciata dal governo comunista», promettendo inoltre di rafforzare ulteriormente le difese militari dell'isola. «Nessuno rovescerà il nostro governo che è stato eletto democraticamente. Taiwan è determinata a difendere sé stessa e il suo futuro perché tutto deve essere deciso in conformità alla volontà del popolo taiwanese».
La popolazione dell'isola si aggira intorno ai 23 milioni di abitanti. «Taiwan non è l'orfana dell'Asia, ma un'isola di resilienza».