A denunciarlo è l'Alto Commissariato dell'Onu per i rifugiati (Unhcr)
GINEVRA - La guerra, l'insicurezza alimentare, la pandemia e il deteriorarsi della situazione socio economica in Mali hanno portato ad un aumento della tratta dei bambini, costretti ai lavori forzati nelle miniere d'oro o reclutati dai gruppi armati.
A denunciarlo è l'Alto Commissariato dell'Onu per i rifugiati (Unhcr) secondo cui nel Paese sono aumentate le segnalazioni di casi di bambini soldato.
Secondo l'Agenzia delle Nazioni Unite, i gruppi armati inoltre sfruttano il lavoro dei bambini nelle miniere d'oro, utilizzando i profitti per arricchirsi, alimentare il commercio di armi e finanziare la violenza. Secondo l'UNHCR, circa 6'000 bambini lavorano in otto siti minerari del paese dove sono esposti alle «peggiori forme di lavoro minorile, sfruttamento economico, violenza sessuale, fisica e psicologica».
Molti di loro lavorano senza essere pagati fino a quando i loro "debiti" di reclutamento e di viaggio non vengono pagati. E chi non è sfruttato nelle miniere è costretto a combattere, è vittima della tratta, di violenze, scambiato come merce e reso schiavo di prestazioni sessuali o di lavori domestici, mentre le ragazze sono costrette a matrimoni precoci in un paese in cui si stima che più della metà delle giovani si sposi prima dei 18 anni.
L'Unhcr riferisce, in particolare, che nella regione del Mopti, donne e ragazze vengono «rapite, aggredite sessualmente e violentate», dall'inizio di quest'anno sono già stati registrati più di 1'000 casi. In tutto ciò la chiusura delle scuole a causa dei conflitti nel Paese e della pandemia aggrava la situazione ed espone ancor più i bambini ai gruppi armati.
«Il profilo di chi sfrutta il bambini - riferisce l'Unhcr - spazia dai gruppi criminali o armati organizzati ai capi tribali e ai funzionari dello Stato, ma a volte anche parenti o membri della comunità».
«A causa del conflitto e del deterioramento socio-economico esacerbato dalla pandemia - insiste l'Agenzia Onu - vediamo alcune delle più gravi violazioni dei diritti umani nel Sahel».
Infine, nonostante le restrizioni ai movimenti imposte dal conflitto e dalla crisi Covid-19, il Mali rimane un paese di transito per rifugiati e migranti che cercano di raggiungere il Nord Africa e l'Europa. Ma il pericolo per loro è altissimo, ribadisce l'Unhcr, perché molte delle persone in transito vengono trafficate e inviate al lavoro forzato nel settore agricolo, mentre altre, soprattutto le donne, cadono nelle mani dei gruppi criminali che promettono posti di lavoro in Nord Africa, Europa e Medio Oriente.