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Francia: Chirac ritira Cpe, sconfitto de Villepin

Francia: Chirac ritira Cpe, sconfitto de Villepin
PARIGI - Gli studenti e i sindacati francesi hanno vinto la loro lunga battaglia contro la precarietà nel lavoro, dopo due mesi di proteste di piazza e scioperi. Il presidente Jacques Chirac ha annunciato oggi il ritiro del Contratto di primo i...

PARIGI - Gli studenti e i sindacati francesi hanno vinto la loro lunga battaglia contro la precarietà nel lavoro, dopo due mesi di proteste di piazza e scioperi. Il presidente Jacques Chirac ha annunciato oggi il ritiro del Contratto di primo impiego), mentre il primo ministro Dominique de Villepin, promotore del provvedimento, è uscito dalla crisi con una pesante sconfitta e con le sue aspirazioni per le elezioni presidenziali assai compromesse.

L'atto finale della 'sepoltura' del Cpe, chiesta a gran voce da milioni di francesi, è stata la dichiarazione di Chirac che, al termine di una riunione all'Eliseo, ha ratificato di fatto quello che era stato definito nei giorni scorsi e cioè la sostituzione dell'art.8 della legge che istituiva il Cpe. A questa soluzione, che prevede la sostituzione del contratto con un altro destinato ai giovani con problemi di inserimento nel mondo del lavoro, de Villepin si è opposto fino alla fine.

Saltato l'annuncio che inizialmente era in programma venerdì sera, Chirac ha aiutato il primo ministro ad uscire dall'angolo offrendogli la possibilità di essere lui a proporre l'emendamento dell'art 8, che prevedeva un periodo prova di due anni nel corso del quale il datore di lavoro ppteva licenziare il giovane assunto senza giusta causa.

È stato alla fine lo stesso de Villepin ad ammettere la sua sconfitta. Le condizioni necessarie di "fiducia e serenità" per l'applicazione del contratto di primo impiego "non si sono manifestate né da parte dei giovani né da quelle delle imprese", ha ammesso davanti a radio e tv appena rientrato a Matignon al termine della riunione all'Eliseo con Chirac. Gettando la la spugna al termine della battaglia per il Cpe il premier si è detto dispiaciuto di "non essere stato compreso da tutti" ed ha sottolineato che la sua scelta era legata all'esigenza di "agire in fretta" per fronteggiare " la situazione drammatica" della disoccupazione dei giovani e alla volontà di "proporre una soluzione forte".

Volendo dare una prospettiva poi alla sua azione, de Villepin ha ricordato che la sua responsabilità, dopo la sostituzione del Cpe, è di "preparare il futuro" del paese e si è augurato che "i francesi si troveranno insieme per andare avanti".

De Villepin è apparso molto teso. È infatti rimessa in discussione non solo la sua politica ma anche la sua persona ed il suo ruolo dentro la destra francese e, almeno per ora, lascia aperta la strada al suo rivale, il ministro dell'interno Nicolas Sarkozy.

Il crollo nei sondaggi della sua credibilità è sintomatico della percezione che i francesi hanno del modo in cui de Villepin ha condotto per 12 settimane la sua guerra personale su una materia particolarmente scivolosa in Francia, quella del lavoro. Inutilmente i ministri responsabili del settore del lavoro e della coesione sociale gli avevano chiesto prudenza; inutilmente altri gli avevano ricordato lo scivolone del primo ministro Edouard Balladur che nel 1994 aveva dovuto ritirare una legge che fissava per i giovani una base salariale inferiore al minimo e per questo aveva l'anno dopo perso la candidatura all'Eliseo a favore di Jacques Chirac.

I giornali hanno scritto di una "guerra di ego" ed a questa guerra hanno anche addebitato il prolungamento di una crisi sociale che ha messo in difficoltà l'intero paese. È questa testardaggine che de Villepin ora paga assieme alla scelta di decidere in grande solitudine.

Oggi stesso viene annunciata la presentazione in parlamento del nuovo testo che prevede un aiuto agli imprenditori che assumono con contratti a tempo indeterminato giovani tra 16 e 25 anni con una bassa qualificazione professionale o residenti in aree sensibili.

Esultano sindacati e partiti di sinistra mentre le organizzazioni degli studenti - un elemento fondamentale in questa campagna contro la precarietà - stanno registrando spinte diverse; c'è chi chiede di tornare subito alla normalità degli studi per salvare l'anno scolastico e la sessione di esami; c'è chi invece ancora non si fida del governo e chiede di restare vigilanti fino alla votazione del nuovo testo.

Per i sindacati l'obiettivo è stato raggiunto, il ritiro del contratto è un dato acquisito. Ora anche loro dovranno decidere le prossime mosse e come far pesare il successo politico e organizzativo. I socialisti annunciano che controlleranno che il governo agisca in modo lineare con gli annunci mentre gli imprenditori sperano che il paese esca rapidamente dalla crisi.

La seconda grave crisi sociale in pochi mesi, dopo la battaglia delle banlieue. È su questo che ora politologi, filosofi e analisti indirizzano le loro riflessioni cercando anche di dare risposta alla domanda se in Francia è possibile sviluppare politiche riformiste.

ATS
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