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CERENTINO"I nostri animali sgozzati sotto casa"

20.05.11 - 08:20
Rabbia tra i contadini colpiti dal lupo: "Paura per i nostri figli. Con l'estate la situazione precipiterà. Ora basta: va abbattuto"
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"I nostri animali sgozzati sotto casa"
Rabbia tra i contadini colpiti dal lupo: "Paura per i nostri figli. Con l'estate la situazione precipiterà. Ora basta: va abbattuto"

CERENTINO – Una pecora semi sgozzata, piena di sangue, con la trachea mezza aperta. Camminava ancora. È l’immagine allucinante che si è ritrovato di fronte un contadino di Cerentino, piccolo comune dell’alta valle Rovana messo in ginocchio dal lupo. Il predatore notturno sta tenendo in scacco un’intera comunità di allevatori di montagna dallo scorso Venerdì Santo. E adesso i diretti interessati dicono ‘basta’ ad alta voce. “Non possiamo andare avanti così – ammette Elio Leoni, contadino –. È uno stress psicologico non indifferente. Dobbiamo tenere le bestie chiuse in stalla. E ora che sta per arrivare l’estate, la situazione rischia di precipitare. Perché d’estate il bestiame va spostato sugli alpeggi…”

Situazione grave - Finora le vittime accertate del lupo di Cerentino sono 14. Una cifra che potrebbe salire, visto che alcuni capi risulterebbero ancora dispersi. Armando Donati, ex presidente della federazione ticinese dei consorzi di allevamento caprino e ovino, nonché allevatore, non ha dubbi: “La situazione a Cerentino è grave. Molto più grave ad esempio di quella verificatasi un paio di anni fa a Sonogno, in Verzasca. Qui il numero delle predazioni è già alto e condensato in pochi giorni. Poco più di tre settimane. Senza contare che il lupo agisce nelle vicinanze delle abitazioni, qui vivono anche dei bambini. La legge dice che il lupo si può abbattere solo se ha ucciso almeno 25 capi da reddito accertati in un mese. Ma in questo caso credo ci siano gli estremi per un’eccezione”. Una soglia di tolleranza che non piace alla Società agricola valmaggese  che ha deciso di inoltrare una richiesta formale per ottenere, dalla Commissione intercantonale un permesso per poter abbattere il lupo, prima che venga raggiunto il limite dei 25 capi uccisi.

Dubbi – I guardiacaccia sono ancora al lavoro e l’ufficio cantonale caccia e pesca è in attesa dei risultati delle analisi del DNA per le conferme ufficiali. Non si sa ancora, tra l’altro, se il lupo sia uno solo oppure se gli esemplari in azione siano più numerosi. “Dubitiamo che possa essercene più di uno – dice Donati –. Lo si ipotizza dal tipo di ferite, dalle impronte lasciate sul terreno. Ma non ci sono certezze. Una sola cosa è certa: viste anche le norme restrittive in vigore, non possiamo gestire la situazione da soli. Confidiamo nell’aiuto dello Stato. Finora i guardiacaccia hanno lavorato bene, ma il Cantone ha atteso troppo prima di organizzare un incontro con i contadini”.

Misure sterili - Eros Beroggi, padre di quattro figli, è tra gli allevatori direttamente colpiti dal lupo: “È inutile che vengano a proporci soluzioni come quella di introdurre un cane pastore o di piazzare delle recinzioni. Il territorio è troppo particolare, dispersivo, eterogeneo. Il bestiame non sta mai tutto raggruppato. Sugli alpeggi poi non si può di certo recintare”. Perplessità anche sui rimborsi che potrebbero arrivare dal Cantone. In passato, per casi analoghi, gli agricoltori sono stati risarciti solo nella misura del 50%. Insomma, da una parte si vieta ai contadini di agire direttamente sul lupo, dall’altra non gli si garantisce perlomeno il risarcimento completo dei danni. “Così si protegge il lupo, e a rischiare di estinguersi siamo noi agricoltori di montagna”.

Preoccupazione - A Cerentino sono cinque le famiglie a vivere di agricoltura di montagna. Il numero potrebbe sembrare esiguo. “Ma il fatto – riprende Donati – è che questo animale si sposta. Non è detto che presto arrivi nelle valli collaterali. C’è grande preoccupazione nella zona”. Beroggi è pure preoccupato per i suoi figli: “Sono piccoli. Certo, il rischio che il lupo attacchi degli esseri umani è basso. Ma il fatto che dei bambini trovino i propri animali sgozzati sotto casa non è proprio il massimo”.

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