"Spalloni" di valuta, intercettati 52 milioni di euro

COMO - I contrabbandieri di valuta si sono dati parecchio da fare nel 2011. Stando ai dati diffusi dal Comando provinciale delle Fiamme Gialle di Como, ben 52 milioni di euro sono stati intercettati dagli agenti tra gennaio e novembre.
Le violazioni sono state 493, e 23 milioni di euro sono stati sequestrati. Cifre inferiori a quelle del 2010, ma solo perché queste erano state gonfiate da due maxi sequestri: uno in valuta dello Zimbabwe (pari a 4,5 milioni di euro), e l'altro consistente in un assegno statunitense da 80 milioni di dollari. Ma se teniamo conto che da queste somme erano stati trattenuti solo 2 milioni, vediamo come il fenomeno si sia ingigantito nell'anno in corso. Cresciuto anche il numero di controlli ai valichi: 825 fino a novembre, contro i 615 del 2010 e i 330 del 2009. Non si porta in Svizzera solo il proprio denaro, ma anche l'oro. I lingotti passano, illegalmente o meno, la frontiera, e sono lo 0,88% delle esportazioni secondo le rilevazioni Istat di ottobre.
La Confederazione è sempre stata la meta privilegiata di questo genere di "export"; ma come si sta vedendo negli ultimi mesi, non si muovono solo i capitali (11 miliardi sono usciti dall'Italia nel 2011), ma anche le persone: "Anche nelle banche ticinesi abbiamo constatato un picco nel flusso di capitali dall’Italia verso il Ticino, e più in generale verso la Svizzera". L'avvocato Paolo Bernasconi, interpellato dalla RegioneTicino, trova interessante questo fenomeno: "E' molto aumentato il numero di imprenditori italiani che vogliono trasferire la loro residenza in Svizzera, in particolare in Ticino. Ma attenzione: si parla di trasferimenti effettivi, non fittizi. Queste persone trasferiscono da noi anche la loro attività professionale, dei rami d’azienda".
Si scappa da un'Italia percepita come sull'orlo del baratro, ma anche dalle tassazioni del governo Monti sui capitali scudati. Chi ha usufruito dell'occasione offerta dal governo Berlusconi, ora ritorna in Svizzera. E specialmente in Ticino, che secondo Bernasconi dovrebbe sfruttare l'occasione: "Se le autorità avessero una visione più economica e meno fiscale, il Ticino ne trarrebbe un gran beneficio. Ci vogliono decisioni politiche per iniziative che rilancino l’economia, invece di concentrarsi sull’incasso immediato delle imposte".
L'esempio da seguire è quello di Ginevra. "Due anni fa, quando cominciò l’emigrazione di fondi e società finanziarie da Londra, una gran parte di questi si stabilì a Ginevra. Molti – persone fisiche e aziende – volevano venire in Ticino, ma a Ginevra hanno trovato condizioni fiscali assai più favorevoli. Le autorità ginevrine – conclude Bernasconi – sono state lungimiranti e flessibili, quelle ticinesi no. Così abbiamo perso un sacco di occasioni. Sarebbe peccato perderne altre adesso".



