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SVIZZERA/TICINOIn Romandia legali 4 piante di canapa a persona. E in Ticino?

16.11.11 - 19:02
Autorizzazione necessaria solo a partire da 5 piante. Nussbaumer: "Il Ticino è l'ultimo cantone in quanto a tolleranza"
archivio Ti-Press
In Romandia legali 4 piante di canapa a persona. E in Ticino?
Autorizzazione necessaria solo a partire da 5 piante. Nussbaumer: "Il Ticino è l'ultimo cantone in quanto a tolleranza"

BELLINZONA - Il concordato latino sulla coltivazione ed il commercio della canapa entrerà in vigore il prossimo 1° gennaio. Il suo obiettivo è quello di uniformare le pratiche vigenti tra le diverse polizie cantonali. Finora lo hanno firmato i cantoni di Vaud, Ginevra, Neuchâtel e Friborgo. Il Ticino, per ora, resta alla finestra.

Autorizzate 4 piante - La principale novità introdotta è il limite di 4 piante autorizzate a persona. Chi ne intende coltivare di più dovrà annunciarsi alle autorità competenti e richiedere un'autorizzazione. I cantoni si riservano comunque il diritto di perquisire locali, sequestrare merci, controllare persone e scambiarsi informazioni tra loro.

"Si tratta di una regolamentazione per evitare l'anarchia e il turismo tra i cantoni" spiega il consigliere di Stato neocastellano Jean Studer. Un concordato che però va chiaramente nella direzione della liberalizzazione. Colui che coltiva "meno di cinque piante e senza scopi commerciali" non avrà bisogno di annunciarsi. Quindi se in un appartamento vivono 4 persone, per esempio, le piante autorizzate potrebbero essere ben 16.

Criteri blandi - Il concordato specifica che "solo chi cura la pianta secondo l'articolo 6 può essere esentato dall'autorizzazione. Non può giustificare un numero di piante maggiore a 4 con la presenza di altre persone nello stesso appartamento, se le stesse non sono direttamente implicate nella coltivazione." E l'articolo 6 dice che "coltiva canapa chiunque sottopone la pianta sotto tutte le sue forme a un trattamento che ne favorisca  la prosperità". In altre parole, chiunque è in grado di annaffiare una pianta, cioè tutti.

Ticino indietro anni luce - E il Ticino? Non è abbastanza latino da aderire al concordato latino? Al Dipartimento delle Istituzioni si preferisce non prendere posizione, visto che il tema dell'adesione al concordato deve ancora essere discusso. Si esprime invece Werner Nussbaumer, medico in prima linea nella lotta per la liberalizzazione delle droghe leggere. "Il Ticino è un caso molto particolare, l'ultimo cantone della Svizzera in quanto a tolleranza. Noi abbiamo Perugini ed altri procuratori opposti di principio alla canapa, per cui sarà molto difficile che si aderisca al concordato."

Sequestri di facciata - "Lo Stato spende milioni in repressione, ottenendo scarsissimi risultati" prosegue il dottor Nussbaumer. "È praticamente impossibile opporsi alla criminalità che gestisce il narcotraffico. Per ogni chilo che viene sequestrato - e presentato come un successo delle campagne anti-droga - ve ne sono altri 100 che arrivano ai consumatori. Basta vedere a Lugano quanta gente si fa di cocaina."

Zurigo docet - "Occorre intervenire per regolamentare, non per opprimere. Io sarei a favore della liberalizzazione di tutte le droghe, anche dell'eroina. L'esperienza di Zurigo deve servire da lezione: da quando lo Stato distribuisce l'eroina non ci sono più drogati in giro, c'è molta meno criminalità."

"Il drogato è una persona che fa fatica a sopravvivere nella nostra società e fugge dalla realtà in questo modo qui" sostiene Nussbaumer. "C'è chi ha il carattere forte e combatte, mentre altri più deboli trovano una via d'uscita dal loro malessere con la droga."

La prevenzione funziona - "Anziché usare i soldi per la repressione, lo Stato risparmierebbe milioni investendo nella prevenzione, come si è fatto con il fumo" conclude il medico. "La prevenzione in quest'ambito un po' di frutti li ha dati, oggi si fuma meno di una volta. E, inoltre, evitereremmo molte morti inutili."

Dietrofront dell'Olanda - Chi però ha optato per la via della liberalizzazione, come l'Olanda, sta ora facendo parziale retromarcia. "Ma si tratta di una decisione politica, non significa che l'esperienza sia stata fallimentare, anzi. L'Europa si sta spostando a destra e si sa come ragione la destra su questi temi. Forse occorrono dei correttivi, ma in Olanda si potrà continuare ad andare nei coffee shop. La liberalizzazione è l'unica via possibile, prima o poi il mondo intero dovrà andare in questa direzione."

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