Dopo 12 mesi di sopportazione una giovane famiglia ha deciso di cercare un nuovo tetto per tornare alla tranquillità: «È triste che cittadini come noi debbano rinunciare a vivere dove desiderano»
NOVAZZANO - La convivenza tra cittadini e droni notturni, in particolare nei comuni situati al confine e quindi maggiormente soggetti a ronde e controlli, può non essere semplice. Anzi, a volte, a lungo andare, può diventare del tutto insostenibile, portando a prendere decisioni drastiche, come nel caso di Alessio*, 30 anni, e della sua famiglia, che dopo 12 mesi di sopportazione hanno deciso di lasciare la propria casa a Novazzano.
«Abitiamo qui da un anno. È il paese di origine di mia moglie, e qui vivono ancora i suoi familiari», ci racconta Alessio che, dopo un trasloco molto impegnativo, era convinto di aver trovato un piccolo angolo di paradiso, felice e tranquillo per sé, la sua consorte e la piccola figlia. Una serenità quotidiana bruscamente spazzata via dall’arrivo di un drone, utilizzato dal corpo delle Guardie di confine per effettuare controlli nelle ore notturne.
Il riposo? Un sogno - Le notti trascorse fra le mura di casa diventano così, gradualmente, un "incubo" per la giovane famiglia. «Stiamo male al solo pensiero che possa tornare», confessa il 30enne spiegando che la situazione si ripete, in genere, almeno una decina di volte al mese, a frequenze irregolari. «A volte si tratta solamente di un ronzio, altre volte prosegue per ore e ore.» E a poco servono i doppi vetri installati in camera da letto: «In alcune occasioni l’intensità del rumore era così forte da far vibrare le finestre»; il tutto, precisa, attorno alle 2-3 del mattino.
Riuscire a riposarsi diventa ben presto un sogno per la giovane famiglia che, rassegnata dopo i vani tentativi di segnalare il proprio disagio al Comune e le numerose telefonate in polizia in piena notte, decide a malincuore, dopo lunghe discussioni, di abbandonare la propria abitazione, cercando una nuova casa lontano dal clima teso che si respira in alcuni comuni di confine. «Lavoriamo entrambi duramente durante la giornata e abbiamo una figlia, che costituisce un impegno importante», spiega il giovane padre, che vorrebbe unicamente che le autorità garantissero il loro diritto a riposare invece di «violarlo».
«Clima di tensione» - Il disagio generato da questo «clima di tensione» è percepito, in modo diverso, anche da alcuni compaesani della giovane famiglia. La polizia, «stufa» delle chiamate della famiglia, ha «difeso la questione sicurezza», mentre le Guardie di confine hanno inviato loro una missiva, spiegando di essere consapevoli che il drone del sistema di ricognizione ADS-95, attualmente impiegato, generi un rumore «relativamente forte», in particolare nei voli a bassa quota, e che questo sarà sostituito tra il «2016 e il 2020» con modelli più silenziosi. Un tempo però troppo lungo per Alessio e i suoi che, con grande amarezza, hanno già preso la propria decisione: «Trovo molto triste che cittadini come noi siano costretti a rinunciare ad abitare dove desiderano e dove hanno i propri affetti, la propria vita e il proprio lavoro. È inaccettabile.»
*nome fittizio