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LUGANO

«Le voci erano sempre più insistenti»

Sacerdote a processo per pedofilia. L'ex vescovo Grampa spiega i retroscena del trasferimento e della sospensione
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«Le voci erano sempre più insistenti»
Sacerdote a processo per pedofilia. L'ex vescovo Grampa spiega i retroscena del trasferimento e della sospensione
LUGANO - «Le voci sui comportamenti immorali del sacerdote erano sempre più insistenti, allora decisi di trasferirlo in un'altra parrocchia». Il vescovo emerito di Lugano Pier Giacomo Grampa era a capo della Curia quando, nel 2011,...

LUGANO - «Le voci sui comportamenti immorali del sacerdote erano sempre più insistenti, allora decisi di trasferirlo in un'altra parrocchia». Il vescovo emerito di Lugano Pier Giacomo Grampa era a capo della Curia quando, nel 2011, l'allora parroco di Magliaso fu condannato per pedopornografia. Ieri il 65enne, a processo alle Assise criminali (la sentenza è attesa per domani), ha ammesso di avere abusato più volte di una minorenne e di altri ragazzi. «Eravamo informati sulle sue tendenze - ammette oggi Grampa - ma cosa potevamo fare? In mancanza di una decisione della magistratura, non mi sono sentito di ergermi al di sopra della giustizia civile».

Il sacerdote in questione, però, era già stato condannato nel 1988 per "atti di libidine con fanciulli".

«All'epoca ero rettore del Collegio Papio di Ascona. Non ho alcuna conoscenza di quali decisioni siano state prese in merito»

Si arriva al 2001. In quell'anno la Curia ricevette delle lettere che mettevano in dubbio il comportamento del sacerdote. 

«Non le conosco. Posso dire che dopo il 2004, anno in cui fui nominato Vescovo, iniziarono a farsi sempre più insistenti le voci sulla sua condotta peccaminosa. Ci fu un'inchiesta della magistratura che si chiuse con un non luogo a procedere. A quel punto presi il provvedimento di trasferire questa persona in un'altra parrocchia».

Perché non sospenderlo, invece? 

«Lui si faceva forte del non luogo a procedere della magistratura. Ripensandoci oggi, avrei potuto iniziare allora il processo di sospensione dall'ordine religioso, ma lui diceva di sentire ancora forte la propria vocazione»

La sua moralità era però in discussione. La stessa comunità parrocchiale dove serviva allora se ne era accorta.

«Se ci ergiamo al di sopra della giustizia civile veniamo criticati, se non lo facciamo venivamo criticati. All'epoca il trasferimento in un'altra parrocchia sembrò un provvedimento adeguato».

Che fu adottato con la massima discrezione.

«Non si fanno i comunicati stampa per i peccati».

E così arriviamo al 2011. Nella nuova parrocchia, il sacerdote...

«Fu beccato con le mani nella marmellata. A quel punto siamo intervenuti irrevocabilmente, decidendo per la sospensione. Da allora questa persona non è più un sacerdote, ha fatto quello che ha fatto come curatore della minorenne in questione, che gli era stata assegnata dall'Autorità regionale di protezione, un organo civile».

Per quanto riguarda la Curia, ci sono stati altri casi di trasferimenti da una parrocchia all'altra, per motivi analoghi?

«No, fu l'unico caso. C'è stato naturalmente il caso di Gordola dove si andò a processo. Ma nessun altro trasferimento di questo genere almeno dei dieci anni in cui sono stato vescovo»

 

 

 

 

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