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CAVIGLIANO«Laggiù l’85% delle case adesso è da ricostruire»

20.06.16 - 08:00
La storia di Gian Antonio e Giulio Romano. Padre e figlio uniti da una singolare missione, dopo il terremoto in Nepal. Un omaggio indiretto al defunto Gianni Goltz, noto alpinista valmaggese.
Da sinistra, Giulio e Gian Antonio Romano
«Laggiù l’85% delle case adesso è da ricostruire»
La storia di Gian Antonio e Giulio Romano. Padre e figlio uniti da una singolare missione, dopo il terremoto in Nepal. Un omaggio indiretto al defunto Gianni Goltz, noto alpinista valmaggese.

CAVIGLIANO - «Dobbiamo fare qualcosa per questa gente del Nepal». È stato uno degli ultimi pensieri del noto alpinista valmaggese Gianni Goltz, morto nel 2008 sulle montagne himalayane. Lo aveva sussurrato all’amico Gian Antonio Romano, medico, che lo aveva accompagnato fino al campo base di quella maledetta spedizione. È il retroscena romantico che si nasconde dietro l’evento musicale e ricreativo “Giovani per il Nepal” che i prossimi 24 e 25 giugno si svolgerà per la seconda volta nella piazza principale di Cavigliano (Pedemonte). «La situazione in Nepal – dice Gian Antonio – è precipitata dopo il terremoto del 25 aprile 2015. Ci sono stati oltre 9.000 morti e 600.000 case distrutte in un Paese già povero e precario».

Sotto la soglia di povertà - Con metà della popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà (1 dollaro al giorno), il Nepal è in effetti una delle terre più povere al mondo. «Nel villaggio nel quale stiamo lavorando, Saipu, l’85% delle case è da ricostruire – fa notare Giulio, 20 anni, figlio adottivo di Gian Antonio –. Anche due scuole e l’ambulatorio medico saranno rimessi in piedi grazie all’associazione umanitaria Kam For Sud».

Compleanno particolare - Proprio Giulio ha coinvolto diversi suoi coetanei nell’organizzazione della manifestazione di Cavigliano. «Lo scorso anno volevo fare qualcosa di speciale per il mio compleanno. Mio padre, già da anni legato a Kam For Sud, mi ha dato quest’idea. Abbiamo raccolto 7.000 franchi in due giornate. E tutti i soldi sono stati destinati ai progetti di ricostruzione a Saipu».

Vite disperate - Giulio ha scoperto il Nepal proprio grazie al papà. «Ci siamo stati insieme – ammette il 20enne, che nella vita fa l’operatore socio sanitario –. È stata un’esperienza toccante. La gente del Nepal è accogliente, di cuore. Però dopo quel terremoto in molti sono rimasti senza più nulla. Tanti giovani come me si trovano in una situazione disperata».

Nel segno di Gianni - E il destino di Saipu è stato preso a cuore dal gruppo di amici di Giulio. «È bello vedere giovani che si danno da fare per persone meno fortunate – sostiene Gian Antonio –. La solidarietà tra i popoli deve essere un valore universale. E sono felice che il desiderio del mio caro amico Gianni in un certo senso sia stato esaudito». 

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