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CURIO

Un labirinto da brividi: 53 stanze incastrate tra loro

Casa Avanzini è al centro di un importante progetto di recupero. Claudio Gianettoni, presidente degli artigiani ticinesi: «Il Ticino non è solo zoccolette e boccalini».
Un labirinto da brividi: 53 stanze incastrate tra loro
Foto Ticinonline Patrick Mancini
Un labirinto da brividi: 53 stanze incastrate tra loro
Casa Avanzini è al centro di un importante progetto di recupero. Claudio Gianettoni, presidente degli artigiani ticinesi: «Il Ticino non è solo zoccolette e boccalini».
CURIO - Un gioiello nel cuore di Curio, nel Malcantone. Un incredibile labirinto fatto di 53 stanze, l’una incastrata nell’altra. Si chiama Casa Avanzini, è stata costruita gradualmente tra il 1400 e il 1800, e apparteneva a un&rsq...

CURIO - Un gioiello nel cuore di Curio, nel Malcantone. Un incredibile labirinto fatto di 53 stanze, l’una incastrata nell’altra. Si chiama Casa Avanzini, è stata costruita gradualmente tra il 1400 e il 1800, e apparteneva a un’importante famiglia di notabili. A riportarla alla luce è la Federazione delle associazioni degli artigiani ticinesi (GLATI), che la trasformerà in una “casa della cultura e dell’artigianato”. «È una sfida - spiega il presidente della GLATI, Claudio Gianettoni -. La nostra idea è quella di recuperare altri edifici storici nei prossimi anni. In Ticino a volte si fa morire la storia».

Nell’anima dell’artigianato - Casa Avanzini sarà il fulcro di “Spazi aperti”, la manifestazione che si svolgerà in tutto il Malcantone sabato 16 e domenica 17 aprile. «I 15 laboratori artigianali della regione apriranno le loro porte al pubblico. Ci saranno corsi e visite guidate». Anche nella suggestiva struttura di Curio, nel frattempo passata dalle mani del Comune a quelle di una Fondazione costituita appositamente.

Messaggio forte - Gianettoni rafforza il suo concetto chiave. «Vogliamo fare capire alle autorità politiche e ai proprietari di case storiche che queste strutture possono essere recuperate senza creare troppi costi di manutenzione. A volte si tende a lasciarle andare in rovina perché si pensa che gli investimenti da fare siano eccessivi. Noi per Casa Avanzini abbiamo pensato, ad esempio, a un riscaldamento con stufe a pellet, regolabili via cellulare. Per la corrente elettrica, stiamo studiando un progetto che non comprenda interruttori, in modo da evitare di dovere tirare fili e cavi».

Il minimo indispensabile - Il recupero di Casa Avanzini presuppone un investimento totale di circa 3 milioni di franchi. Per Gianettoni si tratta di una cifra relativamente contenuta. «Faremo una domanda di finanziamento al Cantone. Per il resto saranno diversi privati a coprire i costi. Non apporteremo modifiche rivoluzionarie all’edificio, faremo il minimo indispensabile, in modo che sia messo in sicurezza ma che sia fedele alla versione che si poteva ammirare in passato».

Identità - Affreschi, mobili antichi, passaggi segreti, specchi, cantine sotterranee. Un mondo tutto da scoprire. «In questi spazi lavoreranno ceramisti, artigiani della lana, del legno, professionisti che danno un’identità al territorio ticinese. L’investimento di 3 milioni non è a fondo perso. Nel giro di tre anni, intendiamo pareggiare i costi di gestione. Gli artigiani che lavoreranno a Casa Avanzini potranno infatti vendere le opere prodotte. Ci saranno introiti anche grazie a visite ed eventi».

Il teorema - Si ispira all’economia frugale, Gianettoni. Alla cultura della montagna. «Spendiamo poco per avere il massimo profitto. Ad esempio per il recupero degli affreschi stiamo pensando a una borsa di studio da destinare a un giovane che voglia fare esperienza. È un principio che funziona. Il Ticino ha lasciato sparire strutture come Villa Branca a Melide. Non deve più accadere».

La polemica - Tra i luoghi che la GLATI vorrebbe valorizzare in futuro anche le fornaci medievali di Riva San Vitale e la fabbrica del vetro di Lodrino. «Il Ticino non sta dando valore all’immenso patrimonio che ha a disposizione. In altri Paesi riescono a costruire un mito mondiale attorno a quattro sassi conficcati nel terreno. Noi invece non ci sappiamo vendere. Il Ticino non è solo zoccolette e boccalini».

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