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LUGANOTrovato morto in un wc a Lugano. I familiari accusano

24.02.16 - 06:54
Non luogo a procedere della Procura. A giudizio per un pestaggio tre ex detenuti
Un bottone trovato sul luogo del decesso pochi giorni dopo: viene dalla camicia di Devis
Trovato morto in un wc a Lugano. I familiari accusano
Non luogo a procedere della Procura. A giudizio per un pestaggio tre ex detenuti

LUGANO - I familiari di Devis Frigerio non hanno buttato via niente. Hanno raccolto documenti, scattato foto sul luogo della morte: un wc pubblico in via Campo Marzio, davanti al padiglione Conza. Il corpo fu trovato alle 10 di sera del 28 ottobre 2014 da due ragazzi, la porta era aperta. «Overdose» il verdetto del medico legale, escluso l'intervento di terzi. Neanche un trafiletto sui giornali. Nei giorni scorsi la Procura ha chiuso con un non luogo a procedere un incarto aperto due anni fa: per il procuratore Nicola Corti «nulla è emerso che consentisse di sovvertire le conclusioni del medico legale» e di suffragare la denuncia per omicidio sporta all'epoca dai familiari contro ignoti. La scena del decesso, tra le altre cose, «non ha potuto venire ragionevolmente preservata» osserva il procuratore. 

Il pestaggio - Quella tragica sera il 36enne luganese fu soccorso in agonia dall'ambulanza chiamata dai passanti. Vani i tentativi di rianimarlo. Un addetto ai lavori che ebbe a occuparsi della salma, contattato da tio.ch/20minuti, ha raccontato di lividi e fratture «molto evidenti e in apparenza riconducibili a un pestaggio» sul corpo. Segni visibili anche a distanza di tempo, come mostrano delle foto del corpo scattate dai familiari alcuni giorni dopo il decesso, da noi visionate. La causa? I movimenti dell'uomo nelle ore precedenti la morte non sono conosciuti. Solo un mese prima, però, il 36enne era stato vittima di un pestaggio selvaggio - accertato, questa volta - in una cella dello Stampino: ne era uscito con un occhio nero, fratture alle costole, a un dente e alla mano sinistra. Il giorno del termine della pena (sei mesi per delle multe non pagate) un terzetto di detenuti gli aveva dato il benservito filmando il tutto con uno smartphone.

L'atto d'accusa - Ora i familiari del defunto chiedono «giustizia e chiarezza». Il pestaggio in carcere, sostengono, «è e rimane un episodio grave: il fatto che Devis non ci sia più - aggiungono - non implica che i colpevoli non debbano essere puniti». E infatti, nei confronti di tre ex compagni di detenzione del 35enne il Ministero pubblico conferma di avere da poco presentato un atto d'accusa per lesioni e tentata estorsione. Tra loro, a quanto risulta, anche un 27enne del Luganese che già in precedenza era stato condannato per pestaggi ai danni di Frigerio. «Metterli nello stesso reparto è stato un errore gravissimo, con gravi conseguenze anche psicologiche su Devis» protestano i familiari.

"Vogliamo giustizia" - Stando al racconto dei genitori, Devis sarebbe «uscito psicologicamente distrutto dal carcere». A complicare le cose, delle minacce di morte inviate via sms pochi giorni prima della tragedia. Sugli autori, come su alcune telefonate anonime giunte in polizia nelle ore precedenti il ritrovamento del corpo, è tutt’ora giallo. «Devis è in pericolo, cercatelo» avrebbe ripetuto più volte al 117 una segnalatrice anonima. Elementi raccolti ora dai genitori, che si sono costituiti accusatori privati sporgendo denuncia per le minacce e le violenze subite dal figlio. «Chiediamo giustizia e verità, non ci rassegneremo finché non l’avremo ottenuta» concludono. 

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