Il testo in questione fa parte della "road map" tra l'Italia e la Svizzera volta a regolare tutta una serie di questioni fiscali tra i due Paesi
BELLINZONA/BERNA - Dopo anni di negoziati e polemiche, l'accordo tra la Svizzera e l'Italia sulla tassazione dei frontalieri, che sostituirà quello del 1974, ha compiuto un importante passo avanti. I due Paesi hanno infatti parafato oggi l'intesa, ha riferito il segretario di Stato per le questioni finanziarie internazionali Jacques de Watteville. Roma subordina però i prossimi passi - firma e processo di ratifica - a un'applicazione "euro-compatibile" dell'iniziativa "Contro l'immigrazione di massa".
Come hanno indicato nel primo pomeriggio due comunicati della Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali (SFI) e del Ministero dell'economia e delle finanze (MEF) italiano, il testo concretizza uno dei contenuti principali della roadmap in materia di questioni finanziarie e fiscali firmata da Roma e Berna lo scorso 23 febbraio.
Il principale progresso del testo parafato riguarda le modalità di tassazione, ma stando a de Watteville anche altri aspetti come una definizione restrittiva dello statuto di frontaliere avranno ricadute positive per i Cantoni interessati, in primis il Ticino.
Ridotto ai minimi termini, il desiderio di Bellinzona, Coira e Sion può essere riassunto in un numero di frontalieri più contenuto e in maggiori entrate fiscali. L'intesa parafata oggi sembra soddisfare i due aspetti.
"Attualmente lo statuto di frontaliere è vantaggioso", ha esordito de Watteville in una conferenza stampa a Berna. Questi lavoratori pagano imposte solo in Svizzera, dove le aliquote sono inferiori a quelle italiane. Dopo l'entrata in vigore dell'intesa parteciperanno invece direttamente al gettito fiscale di Roma e complessivamente pagheranno imposte come chi vive e lavora in Italia, ha detto il segretario di Stato.
Oggi Ticino, Grigioni e Vallese prelevano le imposte alla fonte, ne conservano il 68,8% e versano il rimanente 31,2% all'Italia. Secondo i termini dell'intesa invece i tre Cantoni raccoglieranno ciascuno il 70% (al massimo, dice il testo) dell'imposta dovuta secondo i loro parametri - il Ticino chiedeva l'80%. L'Italia dal canto suo applicherà le imposte secondo il proprio tariffario e poi, per evitare la doppia imposizione, sottrarrà quanto il frontaliere ha già pagato in Svizzera.
La nuova prassi dovrebbe ridurre l'attrattiva dello statuto di frontaliere, come auspicato in particolare dal Ticino. A parità di condizioni economiche dalle due parti della frontiera - di gran lunga il principale fattore determinante per il mercato del lavoro - il numero di frontalieri dovrebbe diminuire.
Per applicare efficacemente l'imposizione, l'intesa prevede lo scambio di informazioni elettronico del reddito dei frontalieri tra autorità fiscali dei due Paesi.
"Per evitare abusi", il testo definisce in modo rigoroso il lavoratore che può fregiarsi dello statuto di frontaliere: si tratta di persone che vivono nei comuni i cui territori ricadono, per intero o parzialmente, in una fascia di 20 chilometri dal confine e che, in via di principio, ritornano quotidianamente nel proprio Stato di residenza. Su questo punto l'intesa per la Svizzera è migliore di quanto enunciato nella roadmap.
L'accordo si fonda sul principio di reciprocità (si applica dunque allo stesso modo per il ticinese che quotidianamente si reca al lavoro a Milano) e sarà sottoposto a riesame ogni cinque anni, ha aggiunto de Watteville.
L'Italia pone però una condizione, di cui la Svizzera prende atto: in una dichiarazione unilaterale Roma si riserva di non proseguire nel processo di firma e ratifica qualora Berna ostacolasse la libera circolazione delle persone. I prossimi passi "sono subordinati all'assenza di ogni forma di discriminazione e alla individuazione di una soluzione 'euro-compatibile' nell'adeguare la legislazione svizzera al risultato del voto popolare sull'iniziativa del 9 febbraio 2014", si legge nel comunicato del MEF.
In una seconda dichiarazione l'Italia riafferma la sua volontà di "potenziare i collegamenti e le infrastrutture di trasporto che servono le zone di confine, per ridurre le congestioni nel traffico locale e per migliorare le condizioni complessive dei frontalieri e delle comunità locali". Bellinzona ha ripetutamente manifestato malumore per le reticenze italiane nella realizzazione di infrastrutture.
De Watteville, parlando di "contesto difficile" e di "due anni di sforzi", non ha nascosto le difficoltà nei negoziati. Propriamente c'era già voluto un biennio per arrivare alla roadmap. Sui frontalieri le trattative sono iniziate in marzo.
La parafa era attesa da tempo. Le misure adottate dal Canton Ticino nei confronti di residenti (permessi B) e frontalieri - estratto obbligatorio del casellario giudiziale e dei carichi pendenti - non hanno giovato alle trattative.
Ora, dopo la firma da parte dei negoziatori dei due governi, si apre il processo di ratifica con, alla fine, l'adozione del testo da parte del parlamento (e del popolo in caso di referendum). L'impatto dell'intesa non è dunque "immediato", ha detto de Watteville, che mette in conto altri due anni.
L'"importante" tappa odierna "rafforza la fiducia reciproca e le relazioni economiche tra i due Paesi", ha comunque sottolineato.
L'intesa parafata oggi riguarda anche Campione d'Italia, "un rompicapo da 160 anni", secondo de Watteville. Le questioni fiscali e no in sospeso saranno affrontate da un gruppo di lavoro misto, che dovrebbe giungere a prime soluzioni a breve termine. Più lontana invece un'intesa che comprenda tutti gli aspetti.
Oltre al nuovo modellod'imposizione deifrontalieri, dopo la firma dellaroadmap Roma e Berna hannogià negoziato altri aspetti fiscali: ad esempio il protocollo che modifica la Convenzione per evitare le doppie imposizioni volto ad introdurre lo scambio di informazioni fiscali su richiesta tra i due Paesi,nell'attesa che si passi allo scambio automatico.
Durante la sessione invernale, il Consiglio nazionale ha approvato questa intesa. Ora spetterà alla Camera dei Cantoni pronunciarsi in merito.