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BELLINZONADa Bellinzona a Melbourne per parlare di vaccino dell’HIV

25.07.14 - 07:08
Debellare il virus è possibile, spiega il direttore dell’IRB, ma serve anche un "vaccino contro l’intolleranza"
Foto Ti Press
Da Bellinzona a Melbourne per parlare di vaccino dell’HIV
Debellare il virus è possibile, spiega il direttore dell’IRB, ma serve anche un "vaccino contro l’intolleranza"

BELLINZONA - Giunge al termine oggi a Melbourne la 20ª Conferenza internazionale sull’Aids. Fra i partecipanti all’evento mondiale, c’era anche il dott. Antonio Lanzavecchia, direttore dell’Istituto di Ricerca in Biomedicina di Bellinzona (IRB), che abbiamo raggiunto telefonicamente dopo il suo intervento. Sui partecipanti alla conferenza scomparsi nel disastro aereo dell’Mh17 in Ucraina: “Joep Lange era molto conosciuto, un pioniere nella lotta contro l’HIV: la scomparsa sua e di tanti altri colleghi rappresenta una perdita per la nostra comunità”.

Cos’è l’International Aids Conference?

"L’International Aids Conference è, da un lato, una conferenza scientifica, ma dall’altro è un grande palcoscenico, dove si ritrovano organizzazioni di pazienti, Ong, agenzie governative, associazioni di omosessuali e transgender e industria farmaceutica. È anche un’occasione, quindi, per combattere la discriminazione nei confronti delle persone infette da questo virus. Nella mia sessione, una di loro ha fatto un bel discorso sull’intolleranza nel quale ha addirittura proposto un vaccino per combatterla. Una provocazione che ho trovato molto intelligente".

Quali sono le principali novità emerse quest’anno?

"Nel nostro campo le novità rigurdano soprattutto la scoperta di anticorpi in grado di neutralizzare una gran parte dei virus HIV. Questi anticorpi vengono oggi usati come modello per disegnare vaccini che possano indurre anticorpi dello stesso tipo. Bisogna passare presto agli studi nell’uomo per capire se questo approccio funziona. Al convegno si è discusso anche su strategie di prevenzione e di cura, in particolare sulla possibilità di eliminare il serbatoio di virus HIV latente che impedicsce la guarigione".

A quando un vaccino?

"Oggi (giovedì, ndr) nella mia presentazione ho fatto l’esempio della poliomielite. La mia generazione conosceva e temeva questa malattia e ne porta ancora oggi le cicatrici. Le nuove generazioni non sono esposte a questo virus perché è stato quasi completamnte eradicato dalla vaccinazione di massa. Lo stesso, speriamo, potrebbe accadere per l’HIV, anche se sulla carta la sfida sembra più difficile perché il virus HIV, al contrario di altri, è in grado di mutare molto rapidamente anche all’interno di un singolo individuo".

Lei e l’Istituto di ricerca in biomedicina (IRB) dell’Università della Svizzera italiana che competenze avete apportato alla conferenza?

"In Svizzera c’è una forte ricerca sul virus HIV. All’IRB abbiamo sviluppato un procedimento che va dall’isolamento di anticorpi neutralizzanti all’identificazione delle molecole bersaglio che vengono poi prodotte in laboratorio e testate come vaccino. Stiamo usando questo approccio per il citomegalovirus, il virus dell’influenza e altri virus respiratorii. È forse per questo che sono stato invitato a parlare delle prospettive di un vaccino per l’HIV".

In concomitanza con l’inizio della conferenza è stata annunciata la “guarigione” grazie a un trapianto di midollo di due pazienti infetti con l’HIV. La stampa internazionale, tuttavia, non le ha dato molto risalto. Non era significativa?

"Casi simili sono gia stati riportati, ma non si tratta certo di una terapia che possa essere applicata su larga scala. Si tratta di eliminare tutte le cellule che contengono il virus e trapiantare il midollo di un donatore che è resistente al virus in quanto non ha una particolare molecola, il CCR5, che serve al virus HIV per infettare le cellule".

Questa settimana si è purtroppo parlato dell’International AIDS Conference perché sei dei suoi relatori non vi sono mai arrivati, deceduti nell’incidente aereo del Boeing Malaysia Airlines in Ucraina. Li conosceva?

"Joep Lange era molto conosciuto. È stato un pioniere nella lotta contro l’HIV e la scompara sua e di tanti altri colleghi rappresenta una perdita per la nostra comunità".

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