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CANTONEFrontalieri, dopo il 9 febbraio "non è cambiato nulla"

24.06.14 - 10:41
Da Como arriva la conferma: le aziende ticinesi continuano a cercare manodopera oltre confine. L'introduzione dei contingenti appare ad alcuni troppo lontana nel tempo
Foto Corriere di Como / Ti-Press
Frontalieri, dopo il 9 febbraio "non è cambiato nulla"
Da Como arriva la conferma: le aziende ticinesi continuano a cercare manodopera oltre confine. L'introduzione dei contingenti appare ad alcuni troppo lontana nel tempo

BELLINZONA - Saranno 70mila i frontalieri nel 2017, il giorno dell'applicazione dei contingenti previsti dal piano di applicazione dell'iniziativa del 9 febbraio? Il numero è stato fatto ieri, durante il dibattito del Gran Consiglio, dal leader dei Verdi del Ticino Sergio Savoia. Nel suo intervento illustrativo del rapporto di minoranza del Consuntivo Savoia ha parlato diffusamente dei lavoratori di oltre confine, della sostituzione della manodopera indigena e di come i posti di lavoro creati dalle nuove aziende siano stati occupati da impiegati, operai e tecnici residenti oltre confine.

 

Il numero paventato da Savoia spaventa sicuramente coloro che hanno votato per mettere un freno a questa 'invasione', ma testimonia un fatto: l'economia continua a fare uso di manodopera frontaliera. Il responsabile dei frontalieri per la Cisl dei Laghi Carlo Maderna, intervistato dal Corriere di Como, conferma: le aziende ticinesi attingono al mercato del lavoro italiano come e forse più di prima. “Sinceramente tra prima e dopo il referendum non è cambiato proprio nulla”. La richiesta è costante, e riguarda non solo i settori 'tradizionali' del frontalierato, ovvero edilizia, sanità e industria: “Ora c'è molta richiesta anche per il terziario e i servizi in genere. Ed è in questo settore” continua Maderna “che si creano gli scontri maggiori, perché è soprattutto qui che viene sottratto lavoro ai ticinesi”.

 

Conclude il redattore dell'articolo apparso oggi sul quotidiano comasco: “Come a dire, insomma, che un conto è la “pancia” del Ticino che non vuole gli italiani, dall'altra la “testa” dell'economia, che ne ha invece bisogno”. La circostanza non è inedita. Già ai tempi della campagna UDC “Balairatt” si era assistito alla presa di posizione, in difesa dei lavoratori italiani, degli imprenditori e dell'economia. Sempre Savoia, ieri, ricordava come si è progressivamente assistito alla creazione di un'economia parallela basata sull'arrivo di aziende straniere, che poi utilizzano manodopera frontaliera, a volte altamente qualificata, ma a metà prezzo rispetto ai residenti.

 

Una situazione che, dopo il voto di febbraio, è destinata a cambiare. Per alcuni, però, il 2017 è troppo lontano.

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