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MENDRISIOTarchini: "Meno male che ci sono i frontalieri"

10.01.14 - 11:45
Il patron di FoxTown ringrazia la clientela straniera, annuncia un restyling del centro commerciale e lancia il dibattito sul mercato del lavoro ticinese
Foto Ti-Press Davide Agosta
Tarchini: "Meno male che ci sono i frontalieri"
Il patron di FoxTown ringrazia la clientela straniera, annuncia un restyling del centro commerciale e lancia il dibattito sul mercato del lavoro ticinese

MENDRISIO - A salvare i numeri, per fortuna, ci pensano loro: i cinesi. Ma anche i russi, gli arabi... Mentre i dirimpettai italiani, poverini, nicchiano, e il Foxtown di Mendrisio assomiglia sempre più a una Babele di lingue e valute: «Quello appena conclusosi è stato un anno più che felice per il nostro outlet» ci spiega il patron Silvio Tarchini. «Abbiamo chiuso con un fatturato di 340 milioni di franchi, il 10% in più rispetto all’anno scorso, e anche il numero dei clienti è leggermente aumentato, del 2% circa».

 

Alla faccia della crisi. Il merito? Non è certo dei visitatori ticinesi, che si fermano ad appena il 19% del totale; né degli italiani, diminuiti del 3% rispetto al 2012 (attestandosi al 22% del totale) pur continuando a registrare scontrini medio alti. «La crisi italiana è per fortuna compensata dall’arrivo di visitatori da paesi più lontani» spiega Tarchini; e con ciò ribatte a chi lo accusa di “rubare clienti” ai piccoli negozi dei centri urbani: «Foxtown ha attirato sul territorio consumatori che il Ticino nemmeno sapevano dove fosse: è su questi che puntiamo, non sui clienti locali (i quali, per carità, sono sempre i benvenuti)».

 

Che Mr. Foxtown avesse una disposizione per il Celeste Impero, del resto, era cosa nota: gli affari alla succursale di Shanghai tuttavia non vanno così bene. «Le trattative per vendere a un partner cinese sono ancora in corso» spiega Tarchini.

 

Se la montagna va a Maometto, in fin dei conti, perché scomodarsi?

Il fatto è che in Cina i grandi marchi della moda stanno ancora crescendo, non hanno rimanenze: quello che hanno lo vendono nei loro negozi. Gucci, Prada, sono marchi che non trattiamo a Shanghai. Per un outlet come il nostro, semplicemente non è ancora il momento in Cina.

 

Portare i clienti cinesi a Mendrisio, invece, è più facile?

Si tratta di creare sinergie. Ad esempio Foxtown è uno dei primi partner svizzeri della China Union Pay, la carta di credito più grande del mondo con 800 milioni di clienti: tramite loro facciamo azioni di propaganda in Cina che, conti alla mano, si stanno dimostrando molto efficaci.

 

La prospettiva, in futuro, è di puntare sempre più su Mendrisio dunque?

Per il 2014 intanto punteremo sul restyling, investendo circa 4 milioni di franchi per un progetto che renderà le facciate del Fowtown più uniformi e attrattive. Abbiamo indetto un concorso a cui si sono iscritti una cinquantina di architetti, tutti rigorosamente ticinesi. Entro fine gennaio avremo le proposte, poi si procederà con la richiesta dei permessi. L’idea è di chiudere i lavori entro la fine di quest’anno.

 

Insomma, altre ruspe. Qualcuno, specie tra gli agricoltori, si lamenta che il Mendrisiotto è troppo cementificato…

Il nostro, si badi, è un progetto che non prevede alcun ampliamento. In ogni caso è vero: nel Mendrisiotto si è costruito moltissimo, non è più campi e prati come quando ero ragazzo io. I capannoni però hanno creato posti di lavoro: Foxtown ha oltre mille dipendenti, senza contare l’indotto: spedizionieri, tassisti, bus… poi se vogliamo tornare alla pastorizia, bene. Ma il processo è inarrestabile. Come con i frontalieri…

 

Ecco, i frontalieri: a Foxtown sono l’80% dei dipendenti.

Ma il Ticino chiuderebbe bottega senza i frontalieri! Pensi che da noi abbiamo un contratto collettivo per cui una commessa di 18 anni senza formazione riceve un salario minimo di 3850 franchi lordi, per 13 mensilità: crede che sia facile trovare una ticinese? Eppure mi sembra un ottimo trattamento. Poi io credo che non si debbano fare differenze tra di dipendenti: tanto più se uno si fa un’ora e mezza di auto tutte le mattine… i frontalieri hanno tutto il mio rispetto.

 

I ticinesi, invece, sono viziati?

Mi trovi un ticinese di Chiasso disposto a andare a lavorare a Bellinzona! Ci sono dei lavori che il ticinese non ha voglia di fare. E meno male che ci sono i frontalieri: se per disgrazia dovessero venire a mancare, in Ticino saremmo tutti costretti a chiudere.

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