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CANTONE / CONFINEIl corpo di Patrizia Rognoni è in Ticino?

04.03.13 - 19:45
Due "investigatrici psichiche" avanzano ipotesi sulla sorte della donna che lavorava a Lugano, scomparsa il 16 settembre 2009. I dettagli in un libro, con la speranza che la Magistratura ticinese si occupi della vicenda
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Il corpo di Patrizia Rognoni è in Ticino?
Due "investigatrici psichiche" avanzano ipotesi sulla sorte della donna che lavorava a Lugano, scomparsa il 16 settembre 2009. I dettagli in un libro, con la speranza che la Magistratura ticinese si occupi della vicenda

LUGANO - Patrizia Rognoni sarebbe stata rapita, uccisa, e il corpo fatto a pezzi sarebbe stato nascosto in un punto non meglio precisato della Valle Verzasca. A riaccendere i riflettori sul giallo della donna, scomparsa il 16 settembre 2009 dalla sua abitazione di Castelveccana in provincia di Varese, sono due "investigatrici psichiche".

Il libro - La loro versione della storia, della quale si è occupata la trasmissione "Chi l'ha visto?" oltre al comico Enzo Iacchetti - compagno di scuola della Rognoni -, è contenuta in un libro intitolato proprio "La scomparsa di Patrizia Rognoni". Un volume non ancora in vendita, che è stato inviato al momento alle redazioni di molti giornali nonché alla procura di Varese, che si sta occupando del caso, e al procuratore Nicola Gratteri, tra i magistrati più attivi nella lotta contro la 'ndrangheta. "Dedichiamo con infinito amore queste pagine ad un caso di cronaca che più di ogni altro tra i tanti, troppi, ancora da risolvere, è stato lasciato nel dimenticatoio".

 

La "connessione" - Una delle due autrici, Bea, ci ha confermato di aver stabilito una "connessione" proprio con la Rognoni, dieci giorni dopo la sua scomparsa. Era stato un conoscente ad invitarla ad occuparsi del caso, dopo aver assistito alle prime operazioni di ricerca del corpo della donna nelle acque del Lago Maggiore. Al primo contatto ne sarebbero seguiti molti altri, più o meno dettagliati e chiari, dovuti alla decodificazione dei messaggi inviati grazie alle Onde cerebrali Theta. Una serie di messaggi criptici o espliciti, poesie e rime baciate che contengono a loro dire la soluzione della vicenda. Gli scagnozzi (tra i quali una donna) avrebbero tenuto la vittima segregata per una decina di giorni in un non meglio precisato ex convento del Luganese. Poi l'avrebbero uccisa, fatto a pezzi il corpo che poi sarebbe stato celato nelle vicinanze di una casa abbandonata, "in un letto di fiume".

 

Le ricerche - Nel libro sono spiegate, con dovizia di particolari e di testimonianze fotografiche, le ricerche intraprese dalle due donne in territorio ticinese. Sia a Lugano e dintorni (Patrizia Rognoni lavorava in un negozio di via Cattedrale), sia nel Sopraceneri, in Valle Verzasca e nelle sue laterali, per un totale di sette visite in territorio ticinese. A Lugano, in particolare, si fa riferimento nella zona limitrofa all'attuale cantiere del LAC, a un convento che potrebbe essere il chiostro della chiesa di Santa Maria degli Angioli. Nel corso delle ricerche nelle valli sono stati trovati alcuni reperti: una coperta, una collana, e anche delle ossa. Un esame effettuato sui campioni ha stabilito che si tratta di reperti di animale, probabilmente ovini.

 

Il movente - La donna sarebbe stata rapita per un motivo molto preciso: "Un sequestro e un omicidio nel quale sarebbero coinvolte la massoneria e la criminalità organizzata, in particolare esponenti dell'ndrangheta. Spinti a uccidere da intensi legami con una persona che aveva un reale interesse per sbarazzarsi della donna". Quali ragioni dietro a tale (presunta, ripetiamo) efferatezza? Patrizia Rognoni sarebbe venuta a conoscenza dei legami con la 'ndrangheta di questo personaggio. Circostanza che avrebbe sancito la sua condanna a morte.

 

Dopo la pubblicazione del volume c'è la speranza, spiega Bea, che la Magistratura torni ad occuparsi della vicenda. E che se ne interessi soprattutto il Ministero pubblico ticinese, sulla scorta delle segnalazioni puntuali avanzate dalle due investigatrici. "In Italia continuano a non fare nulla".

 

Gli amici: "Aspettiamo l'evento risolutore" - La tesi sostenuta nel libro è giunta all'attenzione degli amici e parenti di Patrizia Rognoni, che da quasi quattro anni continuano e cercarla e per farlo hanno creato anche una pagina Facebook. Se prevale lo scetticismo, dall'altra si spera che la pubblicazione del volume possa smuovere le acque di una vicenda che rischia di arenarsi definitivamente. "Sono una persona razionale. Non credo a queste cose" ha dichiarato a La Provincia di Varese Graziella Gironzini, ex insegnante della Rognoni rimasta sempre in contatto con lei. "Ma stare a vedere se può succedere qualcosa non costa nulla. Anzi. Non me la sento nemmeno di giudicare chi è convinto, in buona fede, di dare un mano. Perché la verità è che, di fronte ad un silenzio che dura da tre anni e mezzo, aspettiamo con ansia un evento risolutore".

 

Amici e parenti non hanno mai creduto all'ipotesi dell'allontanamento volontario. "Sono convinta" conclude Gironzini "che qualcosa sia successo. Perché Patrizia non avrebbe mai lasciato la figlia di sua iniziativa. Quel giovedì Patrizia doveva andare a prendere la figlia che l'aspettava davanti a scuola. Era una donna puntualissima. E adorava sua figlia sopra ogni cosa. Ecco: chi conosceva Patrizia sa bene che per lei, abbandonare sua figlia in strada, da sola, in quel modo, era la più remota delle possibilità".

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