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ZURIGOGli avvocati sul caso Txapartegi: «Le autorità hanno agito in modo superficiale»

06.04.17 - 15:28
La 44enne presunta attivista basca dell'ETA era stata incarcerata esattamente un anno fa a Zurigo su mandato di cattura spagnolo. «Faremo ricorso contro l'estradizione e il rifiuto dell'asilo»
Guardia Civil
Gli avvocati sul caso Txapartegi: «Le autorità hanno agito in modo superficiale»
La 44enne presunta attivista basca dell'ETA era stata incarcerata esattamente un anno fa a Zurigo su mandato di cattura spagnolo. «Faremo ricorso contro l'estradizione e il rifiuto dell'asilo»

ZURIGO - Le autorità federali hanno agito in modo superficiale, incompetente e lacunoso nel caso di Nekane Txapartegi, la 44enne presunta attivista basca dell'ETA incarcerata esattamente un anno fa a Zurigo su mandato di cattura spagnolo. Lo sostengono i suoi avvocati, che hanno oggi annunciato la decisione di ricorrere contro l'estradizione e contro il rifiuto della domanda d'asilo.

Secondo i legali - che si sono espressi in una conferenza stampa a Zurigo - l'Ufficio federale di giustizia (UFG) ha agito in modo opposto a come avrebbe dovuto fare: ha deciso di accordare l'estradizione e solo in un secondo tempo ha formulato degli argomenti per sostenere il provvedimento, ha sostenuto l'avvocato ginevrino Olivier Peter. La collega Stephanie Motz, avvocata a Zurigo, ha espresso da parte sua dure critiche alla Segreteria di Stato della migrazione (SEM), rea a suo avviso di non aver preso in considerazione in modo sufficiente le accuse di tortura.

Politica locale di un partito di sinistra, l'allora 26enne Txapartegi era stata arrestata in Spagna nel 1999 perché sospettata di aiutare l'organizzazione clandestina basca ETA. Sostiene di essere stata torturata e violentata durante cinque giorni di detenzione e di aver confessato di aver collaborato con l'ETA solo sotto tortura.

Nel 2009 è stata condannata - in un processo cui era imputata insieme a decine di altre persone - a sei anni e nove mesi per sostegno all'ETA. Si era però resa irreperibile prima di scontare la pena. Afferma di aver vissuto fin da quell'anno in Svizzera sotto falso nome.

Secondo l'UFG l'attivista, che in Svizzera ha anche una bambina, non è stata in grado di rendere verosimili le presunte torture subite in Spagna. Al riguardo la difesa ha chiesto una perizia: la conclusione degli specialisti interpellati è stata opposta: le torture ci sono state. I legali fanno inoltre notare che la Corte europea dei diritti dell'uomo ha già condannato otto volte la Spagna per torture e trattamenti disumani.

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