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BERNAProgettavano un attentato in Svizzera, i tre iracheni restano in carcere

19.01.15 - 13:02
Mercoledì scorso, un video di propaganda diffuso su internet ha confermato l'esistenza di una minaccia di terrorismo
Progettavano un attentato in Svizzera, i tre iracheni restano in carcere
Mercoledì scorso, un video di propaganda diffuso su internet ha confermato l'esistenza di una minaccia di terrorismo

BERNA - Restano in carcere i tre cittadini iracheni, presunti simpatizzanti dello Stato islamico (Isis), arrestati a fine marzo 2014 su ordine del Ministero pubblico della Confederazione (MPC). Lo rivelano diverse sentenze diffuse oggi dal Tribunale penale federale di Bellinzona (TPF). I tre sono sospettati di aver pianificato un attacco terroristico in Svizzera o negli Stati Uniti.

Nelle sentenze viene, tra l'altro, confermato che l'inchiesta dell'MPC è stata avviata sulla base delle informazioni trasmesse dal Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC). Quest'ultimo era stato allertato dai servizi segreti di un paese terzo riguardo ad un gruppo dell'organizzazione criminale dell'Isis che pianificava un attentato. Uno dei sospettati era poi stato sottoposto ad intercettazione. Si tratta, indica il TPF, di una persona disabile che si sposta su una sedia a rotelle la quale aveva in passato depositato una richiesta di asilo in Svizzera.

Dall'arresto nel marzo scorso il TPF avrebbe già respinto a più riprese, nell'aprile e nel luglio 2014, delle istanze di scarcerazione. La corte ha constatato in tutti e tre i casi un grave indizio di reato: gli uomini sono sospettati di aver appoggiato un'organizzazione criminale, il gruppo terroristico "Stato Islamico dell'Iraq e del Levante", e di voler utilizzare esplosivi o gas tossici con intento delittuoso. Vi sarebbe inoltre il pericolo di fuga e il rischio di collusione. Il mese scorso, il fermo è infine stato ancora una volta prolungato di tre mesi, ha precisato all'ats la portavoce dell'MPC, Jeannette Balmer.

L'iracheno disabile avrebbe, secondo il TPF, chiesto ad uno degli altri due sospettati, anch'esso di origine irachena, di recarsi alla frontiera turco-siriana per procurarsi una chiavetta USB sulla quale figuravano le istruzioni per un futuro attentato. Il messaggero inviato alla frontiera viveva in Svizzera da una decina di anni ed era provvisto di un permesso C. Egli ha giustificato il suo spostamento in Turchia con delle attività di passatore.

Il terzo uomo arrestato ha probabilmente raggiunto la Svizzera passando dalla Siria. Sul suo telefono portatile gli inquirenti hanno trovato tutta una serie di immagini di propaganda raffiguranti degli attentati e altre di pedopornografia.

In ottobre l'MPC e le autorità giudiziarie statunitensi hanno formato un gruppo inquirente congiunto che permette uno scambio continuo d'informazioni sulle rispettive indagini. Visto la dimensione internazionale della questione, l'MPC ha inoltrato lo scorso anno diverse richieste di collaborazione giudiziaria a più Stati europei.

Mercoledì scorso, un video di propaganda diffuso su internet ha confermato l'esistenza di una minaccia di terrorismo in Svizzera. Il messaggio mostrava tre presunti combattenti dello Stato islamico che invitavano a "continuare la jihad" in Europa e in Svizzera.

ats 

 

 

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