Dopo i recenti attentati in Europa cala in Svizzera la tolleranza verso i musulmani osservanti. Nell’incontrarli c’è chi si sente “a disagio”
ZURIGO - Parigi, novembre 2015: una serie di attentati provoca la morte di 130 persone. Bruxelles, marzo 2016: dei kamikaze uccidono 30 persone. Nizza, Giugno 2016: un attacco condotto con un camion provoca 84 vittime. Negli ultimi mesi notizie simili si sono susseguite con una certa frequenza in Europa e ciò non ha mancato di toccare gli svizzeri. Come mostra un sondaggio ponderato condotto da 20 Minuti, infatti, il terrorismo di matrice islamista ha modificato l’atteggiamento della popolazione verso l’Islam. Il 16% degli intervistati ammette così di percepire in maniera più negativa tutti i musulmani. Il 41%, invece, dichiara di aver sviluppato un atteggiamento più negativo verso i musulmani osservanti. Tale mutamento interessa gli elettori di tutti i partiti.
La paura emerge anche negli incontri quotidiani: una buona metà dei partecipanti al sondaggio si sente infatti “a disagio” o “piuttosto a disagio” se si trova seduta accanto a un musulmano osservante in treno, sull’autobus o in aereo. Il 73%, poi, è disturbato dalle donne musulmane che portano il velo mentre il 27% non ha alcun problema con le stesse. L’hijab infastidisce principalmente gli elettori dell’Udc benché anche la maggioranza di quelli del Ps e dei Verdi preferirebbero non vedere donne velate.
«L’immagine dei musulmani osservanti è molto compromessa» - I giovani sono tendenzialmente più positivi degli anziani riguardo all’Islam e, in generale, l’atteggiamento verso questa religione è caratterizzato da una spaccatura. Il 53% degli intervistati ritiene infatti che l’Islam rappresenti un pericolo per la Svizzera o trova che i musulmani vivano in una società parallela. ll 47%, invece, reputa ingiusto che i musulmani siano oggetto di un sospetto generalizzato o crede che siano ben integrati.
«I recenti attacchi terroristici di matrice islamista hanno intaccato pesantemente l’immagine dei musulmani osservanti», commenta il politologo Fabio Wasserfallen, che ha condotto il sondaggio insieme a Lucas Leemann. «Non appena si parla di musulmani moderati, però, gli intervistati riescono a fare la differenza e dimostrano molto meno risentimento verso questo gruppo», aggiunge. Raccoglie molto favore, tuttavia, l’idea che le moschee debbano essere sorvegliate dallo Stato.
I musulmani temono il sospetto generalizzato - I risultati non stupiscono Farhad Afshar, presidente del Coordinamento delle organizzazioni islamiche della Svizzera (Kios): «Sono i musulmani stessi a risentire di più delle azioni dell’islamismo politico», commenta. Nel clima che regna attualmente in Svizzera, del resto, le donne vengono spesso escluse solo perché portano il velo, aggiunge. Afshar sa poi di casi di scuole dove i bambini musulmani vengono evitati dai compagni: «Sono ancora troppo giovani per saper fare la differenza fra Islam e islamismo», lamenta.
Afshar sottolinea tuttavia come in Svizzera i musulmani siano integrati molto bene, diversamente da quanto accade in Francia o in Germania. La Svizzera, anzi, potrebbe rappresentare un esempio per i rapporti con le minoranze in Europa, aggiunge. «Il pericolo principale non viene dai musulmani, ma dalle persone desocializzate», spiega Afshar. Nel nostro Paese, conclude, «con buona probabilità» non ci saranno attentati come quelli avvenuti in Francia o in Germania.
Per Afshar, la colpa della nascita della «associazione a delinquere chiamata Is» e dei massicci afflussi di profughi è da ricercare negli Stati occidentali: «Le vere cause sono le gravi violazioni del diritto internazionale da parte di alcuni Paesi occidentali e la distruzione bellica di Paesi come l’Afghanistan, l’Iraq, la Siria e la Libia», commenta.
Un impulso per la legge anti-burqa? - Per il consigliere nazionale Udc Walter Wobmann il sondaggio dimostra che «l’Islam radicale è considerato una minaccia»: «Bisogna essere ciechi per non vedere che l’Islam radicale si avvicina», valuta il padre dell’iniziativa sui minareti. Ci si aspetta, aggiunge, che i politici intervengano contro gli estremisti. «Purtroppo, gli altri partiti e le Chiese nazionali portano avanti la politica del nascondere la testa sotto la sabbia come gli struzzi», commenta Wobmann. Anche la posizione dei musulmani moderati contro i radicali è troppo poco chiara, ritiene il democentrista, che spera in un cambiamento di atteggiamento.
In qualità di copresidente del Comitato di Egerkingen, Wobmann sta raccogliendo le firme per un divieto di dissimulare il volto a livello nazionale. Il democentrista si rallegra del fatto che il 73% dei partecipanti al sondaggio sia infastidito nel vedere una donna musulmana con il velo: «Non ho ancora incontrato nessuno che non abbia firmato per l’iniziativa», assicura.
Il sondaggio - 18'826 persone provenienti da tutta la Svizzera hanno partecipato al grande sondaggio sulla sicurezza condotto da 20 Minuti dal 25 al 26 luglio. I politoligi Lucas Leemann e Fabio Wasserfallen hanno ponderato i dati in base a variabili demografiche, geografiche e politiche. Il margine di errore è dell’1,4%.