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SVIZZERAAmianto, Berna accetta la sentenza di Strasburgo

04.06.14 - 18:10
Amianto, Berna accetta la sentenza di Strasburgo

BERNA - Berna accetta la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU), che in marzo ha sconfessato la giustizia svizzera dando ragione alla famiglia di un uomo morto nove anni fa a causa dell'amianto sul posto di lavoro. L'Ufficio federale di giustizia (UFG) ha deciso di non chiedere un nuovo giudizio alla Grande Camera di Strasburgo.

 

La decisione è stata presa dopo aver consultato il Tribunale federale, il Canton Argovia dove il caso era stato sollevato e la Suva, ha detto oggi all'ats Folco Galli, responsabile dell'informazione all'UFG. La Suva aveva auspicato il ricorso. "La corte non ha capito il sistema svizzero", aveva dichiarato lo scorso 11 maggio in una intervista Franz Erni, capo della divisione giuridica dell'istituto nazionale di previdenza contro gli infortuni.

 

Con una sentenza pubblicata lo scorso 11 marzo, la CEDU ha accettato il ricorso della vedova e delle due figlie di un uomo deceduto nel 2005 a seguito di un cancro alla pleura dovuto all'amianto, diagnosticato un anno prima. Per i giudici di Strasburgo, rifiutando la concessione di un indennizzo per avvenuta prescrizione, la giustizia elvetica ha violato il diritto ad un processo equo.

 

Prescrizione precoce - La famiglia era stata sconfessata dapprima dal Tribunale delle assicurazioni argoviese, poi dal Tribunale federale nel 2010. Secondo i supremi giudici di Losanna, il diritto a ottenere un risarcimento dall'ex datore di lavoro decade una volta scaduto il termine di prescrizione di 10 anni, che nel caso di una esposizione alle fibre di amianto comincia da quando il lavoratore cambia impiego o non è più esposto a questa sostanza cancerogena.

 

Nel caso concreto, la richiesta d'indennizzo per l'operaio, che aveva lavorato tra il 1966 e il 1978 negli stabilimenti della Maschinenfabrik Oerlikon, oggi Alstom Svizzera, avrebbe dovuto essere presentata al più tardi nel 1988, 16 anni prima che il cancro venisse diagnosticato. Una esigenza impossibile che, secondo la Corte europea, ha privato vedova e figlie del diritto di far valere le loro richieste. Secondo gli specialisti in materia, nella maggior parte dei casi l'intervallo fra l'esposizione all'amianto e l'apparizione di un cancro da esso causato è di trenta o quarant'anni.

 

Con un simile sistema le richieste delle vittime dell'amianto, che sono rimaste esposte a tale sostanza fino al suo divieto generale in Svizzera emanato nel 1989, risultano tutte prescritte; una soluzione iniqua, deplora la Corte di Strasburgo, che ha condannato Berna a versare 12'180 euro alla vedova e elle figlie per torto morale e al pagamento di 9000 euro di spese.

 

Revisione del diritto di prescrizione, già criticata dalla Corte - Consiglio federale e parlamento sono coscienti del problema, afferma Folco Galli. Per questo lo scorso 29 novembre il governo ha trasmesso alle Camere un messaggio in cui preconizza una revisione del Codice delle obbligazioni.

 

L'esecutivo vuole migliorare e rendere più semplici singoli aspetti del diritto in materia di prescrizione, affinché in futuro anche le vittime di danni tardivi possano far valere l'azione di risarcimento Le persone che in passato hanno subito un danno dovrebbero in futuro disporre di 30 anni, e non più 10 soltanto, per chiedere un risarcimento alla giustizia.

 

La sentenza di Strasburgo evidenzia la necessità della revisione di legge, afferma Galli. La stessa sentenza della CEDU critica tuttavia anche il progetto ora sottoposto al parlamento, che a suo avviso "non prevede alcuna soluzione equa - non fosse che a titolo transitorio, sotto forma di un 'termine di grazia' - al problema posto" (capoverso 75). Infatti, "per quanto riguarda il diritto transitorio, il progetto enuncia che le nuove disposizione non saranno in alcun caso applicabili quando il termine di prescrizione previsto dal vecchio diritto è già scaduto" (cap. 57). "Di conseguenza - rileva la corte (par. 74) - qualsiasi azione di risarcimento danni sarà a priori votata all'insuccesso".

 

Ats

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