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Rigoni: "Grazie Degennaro, Sion è una grande occasione"

Il nuovo team manager dei vallesani ci ha spiegato tutto l'iter che l'ha portato alla corte del presidente Constantin, analizzando a 360° tutto ciò che lo aspetta in questa nuova avventura
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Rigoni: "Grazie Degennaro, Sion è una grande occasione"
Il nuovo team manager dei vallesani ci ha spiegato tutto l'iter che l'ha portato alla corte del presidente Constantin, analizzando a 360° tutto ciò che lo aspetta in questa nuova avventura
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SION – Passare dalla Challenge alla Super League è il sogno un po’ di tutti i giocatori del calcio svizzero e, allargando il discorso a tutti i vari campionati, affrontare un passo così importante, facendo un salto d...

SION – Passare dalla Challenge alla Super League è il sogno un po’ di tutti i giocatori del calcio svizzero e, allargando il discorso a tutti i vari campionati, affrontare un passo così importante, facendo un salto di categoria richiede delle responsabilità, delle prese di conoscenza ma ti riempie di orgoglio e fiducia in te stesso. Se poi, sei un team manager che dopo un’onorata carriera in Challenge League vieni chiamato dalla squadra più “in” del momento della Super League, ovviamente la felicità arriva al massimo. Ecco la storia di Marco Rigoni, nuovo team manager del Sion.

Marco Rigoni, dopo l’addio al Lugano ecco l’arrivo al Sion. Quanto è stato importante Degennaro?
“È sicuramente un qualcosa di bellissimo per me e per la mia carriera e per questo devo ringraziare Marco. Ci conoscevamo già in passato e durante l’estate, dopo il mio divorzio col Lugano, così per caso abbiamo iniziato a parlare di una possibile collaborazione. Lui, come DG del Sion, aveva bisogno di una figura come la mia e così abbiamo iniziato a trattare già da luglio. Poi ad agosto abbiamo praticamente formalizzato il tutto e ora eccomi qui pronto ad iniziare quest’avventura”.

Di cosa ti occuperai ora in Vallese?
“Potremmo dire che sarò l’anello di congiunzione tra la prima squadra e la dirigenza, occupandomi dell’organizzazione delle trasferte, della logistica relativa alla rosa, diventando così una vera e propria spalla di Degennaro per ciò che concerne le problematiche relative alla squadra. È un qualcosa davvero di stimolante anche perché qui a Sion si respira aria di grandi imprese e gli obiettivi sono molto alti”.

A proposito di questo, quali sono le tue aspettative e quali gli obiettivi del club?
“Per me ovviamente è una grandissima opportunità e devo ringraziare Marco di avermi scelto per questo ruolo molto importante e delicato. Dopo gli ottimi risultati che ho ottenuto e riscontrato a Lugano, è un gran passo avanti: cercherò di mettere a frutto e a disposizione le mie conoscenze e nel frattempo cercherò d’imparare giorno dopo giorno sempre qualcosa di nuovo. Per quanto concerne il club, beh… qui si vuole tornare a vincere e giocare in Europa è il sogno del Presidente, e non solo…”.

Come te le spieghi queste numerose presenze ticinesi a Sion?
“Certamente sia Degennaro, sia io così come alcuni membri dello staff siamo ticinesi, ma penso che sia un caso… o almeno fino a un certo punto. Sicuramente Marco aveva bisogno di una persona di cui si potesse fidare per il ruolo di team manager, ma sono convinto che se ci fosse stato qualcuno proveniente dalla Svizzera interna che lo convinceva di più, avrebbe scelto lui. L’unica cosa è che qui a Sion si sta creando una struttura gestionale simile alle squadre italiane, piuttosto che a quello svizzero-tedesche: la figura del team manager lì non esiste, mentre qui si sta cercando di rendere più professionale tutta la società”.

Sei passato dall'essere team manager di una squadra di hockey a una di calcio, quali differenze hai notato?
“Sinceramente dal punto di visto aziendale, i due sport vanno di pari passo: la gestione è simile. Ovviamente in Super League così come in LNA ci sono delle difficoltà maggiori e delle pressioni molto più forti rispetto alla serie cadetta, ma l’obiettivo è sempre quello: gestire in maniera ottimale una squadra. Non ci si può basare solo su chi va in campo, ma la serietà deve partire dalla base, ovvero dalla dirigenza. Ne ho viste parecchie di squadre, in tutti gli sport, che a causa di scelte societarie sbagliate hanno perso tutto il loro fascino e tutto il loro interesse sia per i tifosi, che per i giocatori che per gli sponsor”.

In Ticino, secondo te, com’è la situazione?
“Dalle nostre parti il problema principale è che ci sono troppe squadre: 2 di hockey in LNA, 4 di calcio in Challenge, 3 di basket di Lega Nazionale A. C’è un forte campanilismo e di conseguenza molti sponsor, che nel frattempo stanno finendo i soldi, non riescono più ad aiutare le squadre come una volta”.

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