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KILLINGTONLara Confidential: «Tifosi, che energia. Una volta volevo solo nascondermi»

24.11.16 - 06:00
Una sorprendente Gut si è confidata con noi, raccontando della sua tribù, del suo corpo e delle sue passioni. Una vita, la sua, da zero vizi e pochissime parolacce: «È peggio quando non dico nulla»
Lara Confidential: «Tifosi, che energia. Una volta volevo solo nascondermi»
Una sorprendente Gut si è confidata con noi, raccontando della sua tribù, del suo corpo e delle sue passioni. Una vita, la sua, da zero vizi e pochissime parolacce: «È peggio quando non dico nulla»
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KILLINGTON (USA) - Ci sono gli allenamenti sugli sci, c'è la palestra, ci sono i "passaggi" obbligati dai vari dottori e fisioterapisti, ci sono i meeting con gli sponsor, ci sono i contatti con il manager per quel che riguarda tutte le questioni burocratiche e ci sono, ovviamente, tutte le gare. Potremmo continuare ancora a lungo ma - ci pare - già così abbiamo dato l'idea di quanto "incasinata" sia l'avventura di uno sportivo professionista. Di quanto difficile, intenso e sfiancante sia raggiungere alti livelli. E poi rimanerci.

Voi potreste affrontare tutto ciò in cambio di un pizzico di gloria e popolarità? Voi sapreste far quadrare i conti della vostra vita senza perdere per strada qualche pezzo? Qualcuno ci riuscirebbe, ne siamo certi; la maggior parte però - chi scrive per primo - finirebbe con l'arrendersi presto, non appena annusate le prime soddisfazioni. Altri poi mollerebbero prima ancora di arrivare al traguardo.

Aumentiamo il livello di difficoltà: se tutte le pressioni sopraelencate doveste sopportarle a... 17 anni, cosa succederebbe?

Finireste probabilmente schiacciati. Tutto qui.

Qualcuno, pochi, però sopravvive a tutto questo. Qualcuno, pochi, "arriva". Tra questi scarsissimi eletti c'è Lara Gut, biondina tutto pepe partita ragazzina da Comano e trasformatasi in regina sulle piste da sci di mezzo mondo. La ticinese non ha avuto vita facile. Nella sua carriera ha sofferto, ha sorriso, ha pianto, si è infortunata, ha subito critiche (tante critiche) ma soprattutto ha lottato. E alla fine ha vinto.

Ha vinto quando si è dimostrata più forte di tutte le avversarie e di tutti i detrattori.

Ha vinto quando, lo scorso marzo, ha alzato al cielo la Coppa del mondo generale di sci alpino.

«È arrivata, direte voi». Per nulla: la sua corsa è appena all'inizio. D'altronde, a 25 anni, di gare, di rivali, di sfide ne ha ancora tante da affrontare. E da provare a vincere. Con la corona da prima della classe da sfoggiare a ogni occasione.

«A dire il vero per me non è cambiato molto dopo il successo della passata stagione - ci ha interrotti proprio Lara - il rispetto da parte delle altre protagoniste c’era già prima. Tutte noi sappiamo quanta fatica, quanta abnegazione e quanti sacrifici servano per arrivare ad alti livelli; per questo verso le rivali non ci sono invidia o gelosie ma solo, appunto, tanto rispetto».

Ecco la prima sorpresa. Quanti di voi, tornando al discorso dei sacrifici, accetterebbero di consumare metà del proprio tempo libero per rispondere a domande di perfetti sconosciuti? Quanti si concederebbero per una “chiacchierata” di trenta minuti? Normalmente, nelle giornate frenetiche che ci toccano, alziamo gli occhi al cielo quando, al telefono, un'intervista o una vendita ci rubano trenta secondi...

«Ma io non sono speciale. Sono normalissima – ha continuato la Gut – sono solo una ragazza che ha avuto la fortuna di riuscire in uno sport. Di cominciare subito e crescere con gli sci ai piedi. Di avere accanto una famiglia fantastica, che mi ha supportato e mi supporta in tutto e per tutto. Detto questo sono io, sono Lara, sono una persona prima che un'atleta. E anche se sciare è la mia priorità, ho vissuto intensamente, ho viaggiato, incontrato persone, avuto le mie storie d'amore...».

Hai parlato della tua tribù. Tuo papà Pauli, tua mamma Gabriella e tuo fratello Ian. Da 25enne non hai mai voglia di staccarti un po' da loro?
«Io ho la famiglia più bella del mondo. In papà ho trovato il miglior allenatore possibile, almeno per me. Sa come sono, cosa mi serve e quello che voglio. Sa come “spingermi” e cosa serve per farmi arrivare al traguardo. Per quanto riguarda mio fratello invece... con lui è tutto molto semplice. È un atleta, conosce alla perfezione me e il mio mondo, quindi ci troviamo a meraviglia. Per un po' non ci siamo visti, parlo del periodo nel quale lui frequentava la scuola a Davos, ma poi ci siamo ritrovati. Possiamo non vederci per settimane ma poi passare anche un mese intero insieme: è fantastico. Mia mamma... beh è quella che ci tiene tutti uniti. È semplicemente eccezionale. Stare insieme per noi è un vantaggio: la vicinanza, il supporto, l'amore, permettono a tutti di crescere incredibilmente».

E come sarebbero state la tua famiglia e la tua vita se lo sci non ci fosse stato?
«L’infanzia splendida che ho vissuto non è legata solo allo sci: con i miei cari abbiamo passato moltissimo tempo insieme, viaggiato e fatto attività. So di essere molto fortunata per questo. La mia vita si sarebbe invece ovviamente sviluppata in un altro modo. A quest'ora sarei probabilmente in giro, da qualche parte nel mondo, a fare l'Università».

E avresti avuto meno sacrifici da fare.
«Non ho una giornata “regolare”, non ho un lavoro con un orario da ufficio, il classico 8-17, ma piuttosto mi divido tra allenamenti e tutto ciò che fa parte della routine di un atleta. Questo non rende in ogni caso insopportabile la mia vita. È impegnativo? Certo, ma mi ritengo fortunata per aver potuto scegliere cosa fare. Attualmente lo sci è la mia priorità, arriverà il momento nel quale farò altre scelte e le mie energie confluiranno in altre attività».

Ma ci sarà pure una Lara che, in barba alla serietà professionale, ogni tanto si stravizia. Ci sarà pure una Lara che una sera si mette sul divano con la nutella...
«A dire il vero no, non c'è perché rimango sempre me stessa. Perché devo dare un senso alle scelte fatte. Mi rendo conto di avere la fortuna di avere un corpo che mi permette di fare tantissimo. Che mi consente di lanciarmi a 150 km/h in pista come anche di sollevare tonnellate in palestra. Per far sì che lo “strumento” del mio lavoro sia perfetto, però, io devo fare la mia parte: devo dormire il giusto, curarmi, stare attenta, mangiare bene... Per arrivare e poi rimanere ad alti livelli è importante curare anche i minimi dettagli. Il cioccolato? A chi non piace? Ma in fondo viviamo in una società di “eccessi”. Non c'è bisogno di esagerare: anche solo un quadretto va bene».

Com'è la tua giornata tipo?
«A dire il vero non ne ho una standard. Dipende molto, durante la stagione, dall'orario delle gare. Se si gareggia alle 12, la mattina posso prendermela un po' comoda e recuperare le forze. Magari riesco a fare un po' di atletica prima di “scendere”. Se invece si comincia alle 10.15 cambia tutto: presto, molto presto, più o meno alle 5.15, sono già in piedi. D'estate invece, quando non c'è la Coppa del Mondo, non è improbabile saltare giù dal letto alle 5 per andare sul ghiacciaio a sfruttare la neve migliore».

Ma sei una di quelle che fa una fatica incredibile a svegliarsi, perché adora la notte, o invece sei mattiniera?
«Io amo la luce, amo il sole».

Quindi alle 21 sei bollita?
«Non per forza. Capita tranquillamente che, indossato il vestito giusto, mi goda la serata. Però poi.... beh insomma torniamo al solito discorso. Essere in forma fa parte del mio lavoro. Quindi allenarsi dopo una notte di festa non è il mio piano ideale».

Una professionista che, come praticamente tutti, ha un intensissimo rapporto con i social network.
«Stiamo parlando di un mezzo incredibile, che ci dà la possibilità di rimanere più vicini a chi ci segue».

Ma che nasconde mille insidie.
«So che la rete può essere “rischiosa”. So che un post o una foto rimangono per sempre. Si tratta d'altronde di mezzi di comunicazione nuovi e innovativi, che hanno avuto un successo incredibile. Penso che solo ora stiamo imparando a gestirli e soprattutto a conoscerne i rischi. Uso i social network specialmente come “atleta” e non è sempre facile capire come controllarli al meglio. Sono però curiosa e mi piace imparare, quindi è una parte del mio lavoro che faccio volentieri».

Abbiamo fatto un giro sui tuoi profili, ci sono soprattutto foto di spiagge, neve e città visitate. Quale dei tre “panorami” ti rappresenta di più?
«Sono curiosa – partiamo da questo presupposto – e poi non avrebbe senso pubblicare immagini tutte “uguali”. Da qui la voglia di mostrare un po' di quel che accade nella mia vita. Niente foto solo nel mio “ufficio”, ovvero la palestra o le piste di sci, ma anche di quel che vedo, di chi incontro. Gli anni passano in fretta, non mi piace rimandare e quindi quando posso viaggiare... New York, Miami... L'anno passato, per farvi un esempio, avevo qualche giorno libero tra una gara ad Andorra e una in Repubblica Ceca. L'ho trascorso a Barcellona, città che non avevo ancora visitato. Sono così, sono io. Mi piace esprimere ciò che mi colpisce, trasmettere le mie emozioni».

Anche quando viaggi sei Lara Gut la campionessa: i successi ti hanno reso riconoscibilissima (e per questo più corteggiata dai fan)?
«All'inizio mi riconoscevano e fermavano solo in Svizzera. Ora capita un po' ovunque. Quando tutto è cominciato la grande attenzione nei miei confronti mi faceva un po' paura: non sapevo come gestirla. È arrivato tutto all’improvviso e non ero pronta. Poi però, gradualmente, ho capito come relazionarmi con tutti quelli che mi cercavano, che mi avvicinavano. Un passo alla volta sto imparando a gestire tutto molto meglio, a essere in pace con me stessa. E, soprattutto, a trasformare in energia positiva il calore dei miei tanti tifosi. Una volta invece non era così, mi è capitato che tanto interesse fosse quasi un peso e volessi soltanto nascondermi».

C'è un paese nel quale, se a passeggio, sei certa di essere riconosciuta?
«Ovviamente la Svizzera. È casa mia. Anche all'estero però, dopo la vittoria di CdM dell'anno passato, passo un po' meno inosservata. Però in fondo basta poco per tornare anonima. Basta che mi leghi i capelli per sembrare diversa. In ogni caso mi rendo conto che il tifo del pubblico è una fonte di energia immensa, che in passato ho troppo spesso, ingiustamente, scansato».

Tu parli ogni lingua immaginabile...
«Eh, magari. L'altro giorno stavo allenandomi con degli atleti norvegesi e provavo a seguire i loro discorsi. Non ho capito nulla, ma loro mi hanno presa in giro sostenendo che probabilmente stessi solo facendo finta di non capire».

Stavamo dicendo: il tuo essere poliglotta... in che lingua ti porta a dire parolacce?
«Eh... in italiano, ovviamente».

Perché le “nostre” danno più soddisfazione?
«Perché è la mia lingua. Anche se, devo ammetterlo, provo sempre a non dirle: insomma essere sboccati non è proprio fine».

Però, dopo il traguardo, se per qualche centesimo di secondo hai mancato un successo, un podio...
«Può capitare. Certo. Però chi mi sta accanto sa che è peggio quando non dico nulla».

Come ogni donna, insomma. Parlando di gentil sesso: tra i tuoi oggetti e vestiti “personali” e tutto il materiale tecnico, immaginiamo che sull'aereo ti destinino tutta la stiva...
«Ma non è vero – ha continuato Lara sorridendo – certo, se facessi un altro sport sarebbe più semplice. Mettiamola così: essere donna in questo caso è un vantaggio. Rispetto ai colleghi maschi ho scarpe più piccole e sci più corti. Però, in fondo, qualcosa di vero in quel che avete detto c'è. Calcolate che qui in America ho otto paia di scarponi - e questi pesano 4 kg l'uno – il casco, il casco di riserva, il paraschiena... le valigie si riempiono in fretta».

E a questo si deve aggiungere la tua tonnellata di effetti personali...
«Ma no. Alla fine, quando sono in giro per sciare, mi porto pochissimo. Vestiti comodi e scarpe da ginnastica vanno benissimo. Tanto per passare dalla camera alla palestra...».

Hai solo 25 anni ma almeno per una questione puoi essere considerata vecchia: sei la sorellona di Bea Scalvedi...
«È fantastico avere un’altra ticinese in squadra, con Bea ci conosciamo da tempo. Da molto prima del suo debutto in CdM. Era infatti compagna di scuola di mio fratello. Lei, Marc Aeschlimann... li ho conosciuti tutti anni fa grazie a Ian».

Tutte e due ticinesi... per lei sarai un esempio, sarai la compagna alla quale chiedere consiglio. Come capitato, immaginiamo, al momento del suo esordio, l'anno passato ad Altenmark.
«Non proprio. Quel giorno, quello del debutto tra i grandi, era particolare per Bea. Lo è per tutte le atlete. Quindi non le ho troppo rotto le scatole. Ma le ho subito detto che se avesse avuto bisogno di qualcosa, qualunque cosa, io ci sarei stata. Il fatto di essere tutte e due ticinesi ci ha avvicinato in fretta. È bellissimo che anche lei sia entrata nel circuito ed è un grosso peccato che, a causa del suo infortunio, quest'anno non ci sia. Dovevamo condividere la stanza nella trasferta statunitense... l’aspetto l’anno prossimo!».

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COMMENTI
 

camos 7 anni fa su tio
Brava Lara, si vede che sei davvero maturata e migliorata nell'approccio con i media! ora sei davvero completa e sono sicuro che portari raccogliere ancora tante soddisfazioni nella vita! te lo auguro con tutto il cuore! FORZA LARA!!!!

Calabrin 7 anni fa su tio
forse non sapevi di essere cosi bella e sexy :-)
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