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LOCARNOQuando il Pardo parla dialetto

11.08.13 - 16:00
Nel concorso nazionale dei Pardi di domani un corto d'animazione in dialetto ticinese: "Vigia", di Marcel Barelli
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Quando il Pardo parla dialetto
Nel concorso nazionale dei Pardi di domani un corto d'animazione in dialetto ticinese: "Vigia", di Marcel Barelli

LOCARNO - Indossano gli stessi colori, giallo e nero. Ma non potrebbero essere più diversi. Uno parla le lingue di mezzo mondo, l'altra si esprime in dialetto ticinese. E' così che la vigia – ape in dialetto – sorvola il mondo globalizzato – con tutte le tossicità che si porta appresso – in cerca di autenticità e sopravvivenza. Un volo di otto minuti sullo schermo del Pardo. Poco più di un leggero battito d'ali per messaggi che pesano: protezione della natura, scambio tra generazioni, legami familiari, custodia delle tradizioni,  recupero del territorio e di un rapporto più sano e rispettoso tra essere umano e ambiente.

L'autore è un talentuoso giovane di poco meno di trent'anni, nato a Lodrino dove ha vissuto fino all'età di 19 anni prima di trasferirsi a Ginevra, dove vive tuttora e dove si è diplomato presso la Haute Ecole d'Art et Design. Incontriamo Marcel Barelli e ci facciamo raccontare la storia della “Vigia”. Tutto inizia da un nonno fiero del nipote che realizza film... e con la voglia di inventare racconti.

Da dove nasce la Vigia?
Da un'idea di mio nonno (ride). Un giorno mi chiama per spiegarmi il suo progetto, che mi è parso carino. Ma la cosa è rimasta nel mondo delle idee. Tre mesi dopo mi è tornata in mente  e mi è venuta voglia di approfondire. Ho richiamato mio nonno per sapere se, dal canto suo, c'erano stati degli sviluppi. Ci deve aver pensato per molte ore, perché quando ci siamo incontrati mi ha parlato per 4 ore.  Aveva già previsto tutto: lunghezza del film, titolo accattivante... Insomma si era messo nella pelle del regista.

E poi come è andata?
Ho preso il materiale senza promettere nulla. Fino alla fine mio nonno ignorava che ne sarebbe in parte diventato uno dei protagonisti. Per lo sviluppo del film ci sono comunque voluti due anni. Il lavoro sul materiale audio è stato molto impegnativo: si è trattato di ascoltare, tagliare, montare in modo tale da rendere possibile la realizzazione dell'animazione sulla pista sonora. In seguito  sono venuti i disegni e l'animazione.  Tutto deve avere un ritmo, per cui abbiamo dovuto lavorare parecchio, perché un minimo cambiamento ti manda all'aria tutto il montaggio.

Perché immaginare una storia sulle api?
Bella domanda. Non mi sarei mai aspettato una simile proposta da parte di mio nonno.  Forse si è lasciato ispirare dal suo alpeggio.

Ti sei divertito a disegnare queste api, ironiche, scanzonate e determinate?
All'inizio sì, ma si tratta prevalentemente di un lavoro tecnico che dura mesi. L'ape deve fare un determinato moviment. E capita di fare quattro, cinque disegni che finiscono poi nel cestino. Parlo di cestino perché disegno direttamente su carta, alla vecchia maniera: mi permette di vedere subito il risultato.

Giocando sull'umorismo delle api, sei riuscito a veicolare un messaggio importante.
Volevo cercare  di comunicare con una certa leggerezza un problema serio del giorno d'oggi: non solo i problemi delle api, ma anche il valore del dialogo tra generazioni. Con un tocco di leggerezza e umorismo spesso il messaggio passa più facilmente. La reazione del pubblico di Locarno alla prima proiezione in sala, è stata molto positiva. Mi ha fatto piacere.

Hai pensato che sarebbe bello farlo vedere nelle scuole?
Mi piacerebbe che il film fosse visto da più gente possibile, la scuola potrebbe essere un buon canale. Intanto è già stato selezionato in una decina di altri festival. Certo,  se “Vigia” avrà successo, sarà più facile ampliarne la diffusione.

Allora incroci le dita, visto che “Vigia” è stata selezionata nel concorso nazionale dei Pardi di domani?
Sono già felice che il film sia stato selezionato per il concorso. Vediamo.

Come è nata la tua passione per il disegno?
Si può dire che sono nato con una matita in mano, anzi è uscita prima la matita... che alla fine si è imposta. Dico così perché prima ho fatto un apprendistato in chimica.  Ho capito che non era la mia strada e ho deciso di studiare cinema a Ginevra. Dopo il primo anno di scuola e qualche sperimentazione, mi sono dedicato interamente all'animazione.

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