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PRO JUVENTUTE I giovani "divisi" tra due Paesi

07.01.16 - 07:32
Un problema reale, che chiama in causa le istituzioni educative, l'economia, la società nella loro interezza
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I giovani "divisi" tra due Paesi
Un problema reale, che chiama in causa le istituzioni educative, l'economia, la società nella loro interezza
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Un membro di Consiglio di direzione di una scuola professionale mi faceva notare che, alla prova dei fatti, la maggioranza degli studenti apprendisti che si andavano formando nel suo istituto sono nati in un paese che non è la Svizzera o vi sono arrivati piccini piccini. La discussione è poi migrata in altri paesi, quelli dell'attinenza, della nazionalità e delle radici. Infatti – mi si dice – esistono dei seri e continuati (oltre che convinti) tentativi di mettere in essere da parte dei genitori di questi ragazzi delle attività e delle esperienze (fatte di viaggi, di racconti, di dirette testimonianze e altro ancora) che possano tenere questi giovani in un modo o nell'altro legati al proprio paese d'origine. I risultati sono, però, solo più o meno convincenti: da una parte c'è il forte rischio che ci si formi un'immagine idealizzata del paese dei propri padri e dall'altra l'altrettanto concreto pericolo che si concretizza in una solo parziale possibilità e/o capacità di potersi dire completamente e totalmente (cioè: nel fare e nell'essere) appartenenti al nostro paese (ammesso che questo interessi davvero e ammesso ancora che si sia in chiaro su cosa significa, nel fare e nell'essere, "appartenere ad un paese"). Un problema reale, che chiama in causa le istituzioni educative, l'economia, la società nella loro interezza. Poiché avere qui da noi una ricchezza così grande rappresentata da questi giovani e non sapervi convivere fino in fondo o poterlo fare solo fino a un certo punto è un problema reale, che bisognerà prima o poi affrontare.

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