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Ha appena aperto i battenti in Svizzera il primo asilo nido aperto 24h/24: parcheggio o necessità?
È notizia di qualche giorno fa che in un cantone confederato verrà inaugurato un asilo nido (presumibilmente il primo di una serie) aperto ventiquattro ore su ventiquattro. Ciò significa che un pupo (i nidi d'infanzia, per chi non lo sapesse, si occupano dei più piccini) potrà essere consegnato alle mani esperte ed accoglienti di una animatrice e restarvi, oltre che per un giorno, anche per una notte intera.
L'iniziativa è di estremo interesse, non tanto per il fatto di "aprire" – dove già non lo si fosse fatto – ad un modello di accoglienza che – così, spontaneamente - potrebbe sembrare in un certo qual modo esagerato, quanto più per il fatto che, ancora una volta, si dispiegano gli schieramenti: da una parte chi sostiene che se metti al mondo un bambino te ne devi anche assumere la responsabilità, e quindi organizzare il tuo tempo di vita in funzione, soprattutto, del bimbo; dall'altra chi dice che esistono diritti anche per gli adulti che non possono essere violati, ad esempio dal vincolare la propria esistenza alla presenza di un piccolino. Non conta sapere, se anche fosse possibile, dove sta la soluzione ideale. Conta riflettere sul fatto che questo è un problema. Ben venga il nido notturno, se i genitori si trovano in situazione di emergenza.
A patto che sia, davvero, di emergenza, e non un parcheggio. Così come non deve essere un parcheggio il calcio, il nuoto, la danza, il pianoforte, la colonia di vacanza, i nonni, il doposcuola e via dicendo. In fondo si tratta dello stessa questione: che tipo di educazione voglio per i miei figli?