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Traslocare in comuni più attenti alle attività giovanili può diventare un fenomeno da non sottovalutare
Qualche tempo fa, gli enti preposti alla gestione della cosa pubblica in una delle nostre valli hanno avuto un'idea sulla quale a mio avviso vale la pena di ritornare, almeno brevemente. Nulla di nuovo, intendiamoci, ma di ben fatto. Si trattava di pubblicizzare i paesi della valle stessa, nel loro essere luoghi, non solo potenziali, di dimora stabile (e non solo per le vacanze); paesi nei quali poter contare su una qualità di vita al di sopra della media. Le famiglie lo sanno molto bene; per essere attrattivo un luogo (un paese, un quartiere) deve poter offrire servizi adeguati, sicurezza, benessere in generale. Le attività per i bambini e i giovani non fanno eccezione.
Facciamo un esempio pratico. Un centro di attività giovanili come può venir interpretato? Come luogo di aggregazione, di esperienza, di condivisione, di educazione, di antenna di quello che succede "nei paraggi", di cartina di tornasole sullo stato di salute fisica e affettiva dei giovani della regione e via dicendo… Un centro giovanile, oltre che ad una valenza profondamente educativa si dimostra essere quindi un sostegno concreto alle famiglie (si sa già che – tanto per capirci - in alcuni centri giovanili qualche ragazzo si reca volentieri poiché a casa non ci sta altrettanto volentieri, o non ci può stare serenamente?). Qualità della vita significa quindi anche attività giovanili, che sono: cuore, anima, passione, emozione, problemi da risolvere, pasticci causati dalle intemperanze dei ragazzi, esperienza di crescita e mille altre cose ancora; e non solo un dato statistico sulla base del quale prendere delle decisioni.