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TEST DRIVEAbarth 695 Biposto - Il sogno (segreto) di tutto noi

08.12.15 - 10:00
Tutti lo desiderano ma nessuno l’ha mai messo in atto. Un concetto tanto semplice quanto fuori dalle righe, che speriamo trovi un suo seguito.
Foto: Davide Saporiti
Abarth 695 Biposto - Il sogno (segreto) di tutto noi
Tutti lo desiderano ma nessuno l’ha mai messo in atto. Un concetto tanto semplice quanto fuori dalle righe, che speriamo trovi un suo seguito.

Sento arrivare di gran carriera la Abarth 695 Biposto che guiderò, il ronzare sordo del suo piccolo ma imbufalito motore turbo riecheggia sui fianchi delle colline circostanti e mi riporta alle immagini dell’ultima gara del Trofeo monomarca.

Il piccolo mostro viene verso di me, scala due marce, morde i dischi dei freni e mi si ferma davanti: sfoga calore dal cofano, dai freni, dagli pneumatici, rovente e ansimante per la battaglia e allora mi sento un po’ come il responsabile tecnico di un team che sta per parlare con il suo pilota, si avvicina all’auto e avverte la tensione pulsante della macchina e dell’uomo, seduto nell’abitacolo pregno di sudore e di adrenalina. Questa volta le cose però andranno diversamente: Benjiamin mi cederà il posto di guida e siederà al mio fianco. Perché se per ora mi sono sempre limitato a scattare le fotografie, questa volta l'automobile la vivrò e ve la racconterò anche dall'interno. Giusto il tempo necessario per il cambio “pilota”, per caricare il materiale fotografico nel piccolissimo bagagliaio, accucciarci all’interno, allacciare le cinture a quattro punti, aggiustare la posizione di guida. Avvolto dal carbonio dei sedili a guscio, porto la mano destra a cercare la prima e rimango qualche secondo in adorazione mentre osservo il cambio ad innesti frontali, lì in bella vista con i suoi leveraggi su di un supporto in ergal; spingo la leva e sento il classico “strappo” della trasmissione, un suono e una sensazione tattile ai quali bisogna abituarsi, per non parlare della velocità degli inserimenti che lo caratterizza; lascio la non molto modulabile frizione e siamo di nuovo in strada, per un altro test drive e relativo servizio fotografico.

La 695 Biposto è un piccolo gioiellino che ha saputo ritagliarsi una nicchia tutta sua e, oserei dire, ha tanto da insegnare anche ad altre auto ben più potenti. E’ perfino più estrema di una Lotus, con strapuntini in tessuto al posto delle maniglie interne, un cambio che da solo è metà auto da corsa, le cinture a quattro punti, il roll-bar, un display che mostra tutto e anche di più di ciò che serve sapere quando si porta al limite una vettura sportiva; l’unico problema è che gran parte di tutto ciò è disponibile solo a pagamento e contribuisce a superare ampiamente il limite della decenza quando si parla di prezzo. Va detto, però, che si tratta dell’unica vettura della sua categoria in grado di trasmettere concretamente ciò che si prova al volante di un’auto concepita per correre; per poter godere delle stesse sensazioni su altre auto, bisogna salire ben oltre i 65’000 Euro necessari per acquistare una Biposto con tutti gli accessori del caso.

Lungo il primo tratto, di barbosa autostrada, scopro che il protagonista è il grosso Akrapovic lì dietro, che grugnisce e scoppietta coprendo totalmente il motore; ascoltando con più attenzione, si sente tanto turbo. Successivamente, scoprirò che da fuori, in piedi dietro l’auto che sgasa, la turbina è talmente presente che puoi quasi contarne i giri.

La 695 Biposto non è comoda e non sa cosa sia il relax. E’ un calabrone in collera con il mondo, anche a passeggio; ronza nervosa in attesa di potersi scatenare, saltellando su sospensioni molto rigide e inghiottendo a forza le curve chiedendo la velocità necessaria per trovare il suo ritmo, che ancora non le voglio concedere perché sto cercando di interpretare la posizione di guida: il sedile mi sembra troppo alto, il volante troppo grande e poco disponibile ad aiutarmi a trovare una posizione corretta; purtroppo è l’eredità della 500 da cui deriva, ma il problema è che la 695 Biposto mi sta già dicendo che quando i giochi si faranno seri non avrò più tempo di pensare alla regolazione di sterzo e sedile. Non mi resta che accontentarmi.

Finalmente imbocchiamo la rampa di uscita e si apre uno scenario dove posso aumentare l’andatura, infilando una serie di curve medio-veloci; ma lo faccio con un po’ di incertezza, consapevole del passo molto corto e della naturale tendenza al sovrasterzo con pochissimo preavviso in fase di rilascio; è il motivo per cui mi trovo a sudare freddo peggio che al volante di una supersportiva a trazione posteriore da 600 Cv senza controlli elettronici, specie quando l’asfalto si fa viscido per l’umidità mista a foglie autunnali disseminate qua e là come tante piccole trappole; in questi frangenti, la 695 Biposto è davvero inquietante, la sua reattività aumenta in modo esponenziale, la riluttanza nel comunicare con tempestività cosa accade sotto le ruote peggiora fino al punto che sembra quasi si diverta a giocare un macabro gioco; lo sterzo, in particolare, è davvero poco comunicativo e ho ancora più difficoltà nell’interpretare l’anteriore. Il divertimento, insomma, lascia il posto all’ansia e mi passa la voglia di dare gas.

Ma poi ti accorgi che è tutto lì: è una bambina dispettosa che si diverte a torturarti fino a quando non realizzi che vuole solo essere capita. Non è elegante, non è educata ed è anche un po’ lunatica; va guidata con entusiasmo, sempre sul pezzo, esattamente come un’auto da corsa. E’ un’auto da “esci-guida-rientra”, da un giro e via. Una volta che hai chiaro questo, allora comincia il divertimento e la nebbia si dirada: la prima sorpresa te la dà l’anteriore, che rivela il magnifico gioco del suo differenziale autobloccante, che ti tira con decisione dentro la curva come trainato da un cavo invisibile, urlandoti “ancora! Pesta su quel maledetto acceleratore!”; poi l’agilità nel misto stretto, dove il gas è davvero un compagno prezioso per telegrafare al turbo quando attivarsi e disattivarsi fra una curva e l’altra, in uno slalom più avvincente di quelli di Alberto Tomba, con il posteriore che cede quel tanto che ti serve per aiutare il muso a “pungere” la corda; il cambio, quel magnifico cambio leggero, velocissimo, perfetto, che accompagna la danza ritmando con un “cloc” qua e un “cloc” là; il motore prontissimo, addirittura esagerato ai medi regimi, un po’ carente agli alti e qualcosa anche in basso, ma generoso ed assolutamente credibile nella sua potenza nonostante la piccola cilindrata.

Non si scherza: la 695 Biposto va forte sul serio. E’ un’auto davvero poco versatile che concede poco anche dal punto di vista dello stile di guida, è egocentrica e vuole muoversi come le va di fare, perciò non chiedetele di adeguarsi al vostro stile; ma, se guidata come lei richiede, vale a dire con una miscela 70% pulizia e 30% coraggio, credo possa impensierire belve decisamente più costose e blasonate. Mi rimane un solo dubbio e riguarda gli pneumatici offerti quale primo equipaggiamento: sembrano sottodimensionati, incapaci di intendersi con telaio e sospensioni; da un lato, il loro relativamente scarso grip è invitante e facilita il divertimento perché il limite non è lontano, ma a lungo andare viene spontaneo desiderare quattro semislick per scoprire che cosa sia in grado di fare la Biposto con le scarpe giuste.
Forse, però, è meglio non desiderarlo, perché, come dice quel tale, potresti anche ottenerlo; a quel punto, la miscela dovresti farla al 90% di coraggio...

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