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MONDORapporto shock, quasi 40mila morti per terrorismo nel 2014

17.11.15 - 13:04
La maggior parte delle vittime non vengono colpite in Occidente, ma bensì in Africa e Asia
Rapporto shock, quasi 40mila morti per terrorismo nel 2014
La maggior parte delle vittime non vengono colpite in Occidente, ma bensì in Africa e Asia

LONDRA - Il terrorismo uccide, e uccide sempre di più, ma solo in minima parte in Occidente. Lo testimonia il Global Terrorism Index, rapporto annuale curato dall'Università del Maryland sulla base dei dati di varie organizzazioni e ripreso oggi dai media britannici, secondo il quale nel 2014 si è contato un numero record di 32.658 morti nel mondo, addirittura l'80% in più del 2013. Contribuiscono più di tutti i jihadisti nigeriani di Boko Haram, seguiti da quelli dell'Isis e le vittime - al 78% - si concentrano fra Afghanistan, Iraq, Nigeria, Pakistan e Siria. Altri Paesi indicati come emergenti (o riemergenti) in questa triste classifica sono Somalia, Ucraina, Yemen, Repubblica Centrafricana, Sud Sudan e Camerun, tutti accreditati di un numero di vittime di attentati e attacchi terroristici vari pari ad almeno 500 morti annui. Solo 'residuale', seppure nell'ordine delle decine di persone uccise, il bilancio di sangue dei Paesi occidentali, il cui impatto mediatico resta peraltro in genere predominante. Scioccanti anche le cifre sulle conseguenze economiche devastanti del terrorismo, con costi stimati nel 2014 a quasi 53 miliardi di dollari, il 61% in più dell'anno precedente. Confermato infine il legame del fenomeno (che il Global Terrorism Index indaga fin dal 1989) con i conflitti militari e con le violenze attribuite alle forze governative di alcuni dei Paesi più coinvolti.

Foreign fighters britannici poco controllati - Non sono più di tre su circa 400, secondo il Times, i foreign fighter britannici reduci dalla Siria sottoposti a concreti obblighi preventivi di polizia (rientro a casa ad ora fissa, controlli quotidiani) dopo il loro rimpatrio. Il giornale denuncia che tutti gli altri sono andati semplicemente a "gonfiare la lista" dei circa 3000 individui vicini all'Islam radicale indicati come osservati speciali dai servizi di sicurezza interni del regno dell'MI5. Il dato, a giudizio del Times, fa a pugni con l'allarme lanciato giusto ieri dal premier David Cameron dopo i fatti di Parigi in base al quale risulta che negli ultimi mesi sono stati sventati in Gran Bretagna ben sette piani di attentati riconducibili a militanti o simpatizzanti dell'Isis. E sembra suggerire un'urgenza maggiore all'annunciato rafforzamento delle misure di sicurezza sul fronte interno evocato sempre ieri del ministro dell'Interno, Theresa May. Secondo dati dell'intelligence di sua maestà, si stima che oltre 750 giovani musulmani siano partiti dalla Gran Bretagna per combattere in Siria nelle file dell'Isis o di altre sigle jihadiste. Di questi una metà è poi tornata indietro, mentre almeno 70 sarebbero stati uccisi.

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