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CHIASSOUn documentario sugli orti di Chiasso

07.09.11 - 14:08
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Un documentario sugli orti di Chiasso

CHIASSO -A quasi un anno dall’inaugurazione (ndr. domenica 3 ottobre 2010), il progetto Orti Condivisi lanciato dal Dicastero ambiente del Comune di Chiasso, in collaborazione con Radix Svizzera italiana, con il sostegno di Promozione Salute Svizzera, su un progetto architettonico dell’Officina del Paesaggio, ha superato ogni aspettativa. Il successo è tale che le 38 parcelle di 30 mq, inizialmente previste sul terreno messo a disposizione gratuitamente dalle Ferrovie Federali Svizzere, sono state suddivise in 58 appezzamenti e 1 “orto accessibile” per persone disabili in modo da poter soddisfare le numerose richieste.

Per documentare questa esperienza unica nel suo genere alle nostre latitudini, il regista Olmo Cerri ha realizzato un documentario intitolato “Orti Condivisi di Chiasso” (2011, durata 30 minuti) in cui vengono ripercorse le diverse tappe legate alla realizzazione di questa iniziativa: la presentazione del progetto alla popolazione, i lavori di esecuzione dell’opera da parte degli operai comunali e dei richiedenti d’asilo del Centro di Registrazione nonché le interviste agli ortolani chiassesi e le immagini dei loro rigogliosi appezzamenti. A tutti i partecipanti alla proiezione sarà offerta una copia omaggio del documentario di Olmo Cerri.

Per rivivere insieme questa esperienza il Comune di Chiasso, in collaborazione con Radix Svizzera italiana, l’Officina del Paesaggio e l’Associazione Orti comunali del Penz, organizza Giovedì 15 settembre 2011 la proiezione del documentario di Olmo Cerri “Orti condivisi di Chiasso”. Il documentario, presentato lo scorso 6 luglio in occasione del Film Festival Centovalli, sarà introdotto dal giardiniere e paesaggista Jean-Laurent Felizia che parlerà di come ognuno di noi, lavorando da giardiniere, può prendersi cura del paesaggio e del mondo che ci circonda.

Il progetto degli Orti condivisi di Chiasso, ampiamente condiviso dal Municipio, dal Consiglio comunale e da un numero sempre crescente di cittadini chiassesi, non rappresenta unicamente una superficie da coltivare, ma un giardino dove trascorrere delle ore liete, un luogo d’incontro in favore di una migliore qualità di vita, nonché un illustre esempio di riqualificazione di uno spazio da tempo negletto.

Prendersi cura dell’orto, significa prendersi cura della propria salute, ma non solo… Prendersi cura dell’orto significa anche prendersi cura del mondo in cui viviamo. Il progetto architettonico, concepito dall’Officina del paesaggio, evoca la storia e le attività economiche chiassesi, in particolare il trasporto e la spedizione. Questa originale struttura è stata creata assemblando delle “palette” – quelle abitualmente impiegate per il trasporto delle merci – con le quali sono stati realizzati dei muri a secco riempiti con del ghiaione. Oltre alla valenza simbolica, i muri a secco di palette, rispondono in modo funzionale a diverse esigenze: permettono, per esempio, di contenere il terriccio di coltivo, di delimitare chiaramente gli appezzamenti, di definire una solida struttura di recinzione ma possono anche diventare delle comode sedute per soste o chiacchierate. Gli orti hanno così creato una nuova centralità, vale a dire un luogo dove la gente vive, condivide. In sostanza questi orti sono una possibilità, in forma sperimentale, di quello che potrebbe essere oggi un nuovo spazio pubblico.

Oltre ai numerosi riscontri positivi da parte della popolazione, l’originalità di questo progetto, la sua valenza sociale e l’impatto a livello ambientale, hanno ricevuto importanti riconoscimenti sia a livello nazionale che internazionale guadagnandosi diversi spazi in diverse riviste di settore.

Attualmente (agosto 2011), sono 57 le persone domiciliate e 2 le istituzioni che partecipano a questa iniziativa: il laboratorio “L’idea” della Fondazione Diamante e il Centro di registrazione per richiedenti d’asilo. Tra i partecipanti non ci sono solo anziani, ma anche giovani e famiglie con bambini di diverse nazionalità e origine sociale diversificata che svolgono un’attività condivisa all’interno di una struttura condivisa offrendo inattese occasioni d’incontro intergenerazionale e interculturale.

 

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