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ITALIATotò: l'Italia lo celebra, ma la sua casa cade a pezzi

06.04.17 - 19:10
I proprietari lanciano un appello: «Non chiediamo soldi né contributi pubblici, vogliamo aprire questa casa al mondo affinché tutti possano vedere dove è cresciuto Totò»
Totò: l'Italia lo celebra, ma la sua casa cade a pezzi
I proprietari lanciano un appello: «Non chiediamo soldi né contributi pubblici, vogliamo aprire questa casa al mondo affinché tutti possano vedere dove è cresciuto Totò»

NAPOLI - Tutto ciò che indica che Totò è vissuto in quella casa è una targa in memoria del principe della risata, pagata dai cittadini del quartiere.

Per il resto, l'appartamento al civico 109 in via Santa Maria Antesaecula, nel Rione Sanità, è oggi "sgarrupato" (diroccato, in dialetto napoletano, ndr): senza finestre, senza le imposte del balcone, pavimenti rotti, uno spesso strato di polvere sulle sedie in plastica portate qui anni fa, calcinacci, fili penzolanti della luce.

I proprietari lanciano un appello: "Non chiediamo soldi né contributi pubblici, vogliamo aprire questa casa al mondo affinché tutti possano vedere dove è cresciuto Totò".

Chiedono al ministro italiano per i Beni culturali, Dario Franceschini, di "prendere a cuore la dimora per l'interesse storico che ha". La casa si trova all'interno di un palazzo umido che porta i segni del terremoto dell'80 con una lesione sul muro perimetrale esterno, dal piano terra fino al quarto.

La casa che fu di Totò, dove visse con sua madre Anna Clemente, è oggi di proprietà di Amelia Canoro e di suo figlio Giuseppe De Chiara. "L'abbiamo acquistata all'asta - raccontano - al costo di 18mila e 400 euro per un immobile che, sulla carta, era di 90 metri quadri". Un prezzo molto basso perché per 11 volte l'asta era andata deserta. "Volevo comprare casa per mia figlia - dice Canoro - mi informai, poi mi recai in Tribunale e feci la mia offerta d'acquisto, anche quel giorno non c'era nessuno".

Due anni prima, però, la Canoro sognò il principe della risata: "Mi disse che sarei stata la sua fidanzata e che non dovevo preoccuparmi di nulla, a patto, però, che mi recassi in una casa che lui mi indicò - ricorda - Ma solo dopo averla comprata realizzai che quella era stata la sua casa". La notizia che la casa di Totò era stata venduta si diffuse in fretta.

"Fummo contattati dai giornalisti che volevano sapere - afferma De Chiara, attore amatoriale di teatro, come la madre - E' in quel momento che sono cominciati i problemi". Sì, perché la prima sorpresa fu scoprire che quella casa era occupata abusivamente da una coppia di anziani. Contemporaneamente "per le polemiche sui media, alla casa fu posto il vincolo demo-etnoantropologico".

"Fu solo un modo, da parte delle istituzioni per sciacquarsi la bocca, per disinteressarsi in realtà all'immobile, perché quel vincolo non comporta nulla: né contributi né divieti di ristrutturazione". Intanto la battaglia legale contro gli occupanti abusivi portò all'allontanamento degli anziani. Ma quasi come fosse colpita da malocchio, sulla casa cadde una nuova tegola. Dietro il muro del piccolo bagno, si nascondeva un altro vano che risultava dalle carte catastali, ma non era visibile perché nascosto da un tramezzo.

"Scoprimmo che i vecchi proprietari - prosegue nel racconto De Chiara - avevano diviso la casa e annesso quel vano a un appartamento dal quale si entra dal civico 107". Solo dopo un'altra battaglia legale, i 90 metri quadri acquistati da madre e figlio divennero realmente di loro proprietà. A quel punto, però, madre e figlio decisero che quella non sarebbe stata una dimora privata, ma un centro culturale teatrale.

"Abbiamo festeggiato lì i 106 anni di Totò con una rassegna cinematografica, proiettando sulle pareti di una delle stanze i 106 film del principe della risata - aggiunge De Chiara - Vennero in tanti, ma le istituzioni erano completamente assenti e intanto si continuava a spendere per un Museo di Totò che, ad oggi, è chiuso". Quello che De Chiara e la madre desiderano è poter ripristinare lo stato dei luoghi, far assomigliare quella casa, oggi diroccata, all'abitazione nella quale visse Totò.

"I lavori al condominio riguardano tutti - conclude De Chiara - noi siamo pronti a fare la nostra parte, la speranza è che lo facciano anche gli altri proprietari".

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