Cerca e trova immobili

INTERVISTACome imparare a decidere meglio. I segreti del cervello economico

29.04.13 - 09:23
Il tema verrà affrontato il 13 maggio all'USI. Noi ne abbiamo parlato con Matteo Motterlini Professore di Logica e Filosofia all’Università S. Raffaele di Milano
None
Come imparare a decidere meglio. I segreti del cervello economico
Il tema verrà affrontato il 13 maggio all'USI. Noi ne abbiamo parlato con Matteo Motterlini Professore di Logica e Filosofia all’Università S. Raffaele di Milano

LUGANO - Matteo Motterlini è professore ordinario di Filosofia della scienza all’Università San Raffaele di Milano dove insegna Economia cognitiva e Neuroeconomia e dirige il CRESA (centro di ricerca di epistemologia sperimentale e applicata). Sarà ospite lunedì 13 maggio all'Università della svizzera italiana (ore 18:00), nell'ambito di un incontro organizzato dalla BSI.
È tra i massimi esperti di finanza comportamentale (il suo Economia emotiva è tradotto in varie lingue e best seller in Giappone): una disciplina che studia i limiti dell’economia classica osservando scientificamente come le emozioni e le reazioni automatiche dell’essere umano condizionano le scelte e le portano a divergere da quelle che sarebbero ottimali secondo le nozioni economiche.

Quali emozioni turbano la razionalità dell’investitore?
"Esemplare è la paura. Sappiamo che i comportamenti avversi al rischio sono guidati da reazioni immediate e viscerali di paura. E che la paura è in gran parte riconducibile all’attività di una struttura ovoidale ben protetta in profondità del nostro cervello: l’amigdala, che in latino significa mandorla, proprio per la sua forma".
 
È lei a causare la paura?
"Si ritiene che sia coinvolta nel comparare gli stimoli presenti con le esperienze emozionali passate per vagliarne automaticamente il pericolo. L’amigdala, per esempio, si attiva in modo istantaneo. Verrebbe da dire che il cervello sa di avere paura ancora prima che “lo sappiamo noi”. Ma la chiave per comprendere l’emotività dei mercati è il modo in cui la paura può essere “appresa” e “istinta”.

In che modo si può fare ciò?
Un esperimento ha spiegato moltissimo. Non sono stati usati né trader né investitori, ma ratti. Sono stati condizionati alla paura facendo loro sentire un suono a cui seguiva uno shock elettrico doloroso. Dopo un po’ era sufficiente il suono a provocare paura, anche togliendo il dolore. Ma con il tempo i ratti si sono “riprogrammati”. Hanno smesso di reagire al solo suono mancando il dolore".

L’amigdala è stata ripulita?
"Non per forza. Le possibilità erano due: nell’amigdala si è cancellato il ricordo dell’associazione suono-dolore; oppure la neocorteccia (dove hanno sede le facoltà cognitive di più alto livello) ha corretto la risposta del riflesso condizionato. Così si è intervenuto chirurgicamente: danneggiando in modo selettivo le connessioni neurali tra amigdala e neocorteccia. Ecco perché non si può fare con i trader. I ratti hanno ricominciato a spaventarsi. Si è capito che era la neocorteccia a correggere, nell’amigdala il ricordo era ancora intatto".

Quindi quando torniamo a parlare di trader?
"Comprendiamo che la risposta automatica dell’amigdala ha ovvi vantaggi evolutivi, ma non implica che ci renda anche “adattivi” ai mercati finanziari. La paura sui mercati si nutre della “memoria emozionale della paura”. Se vi scoprite saltellare davanti alla quotazione in rapido calo dei vostri titoli e inserite automaticamente l’ordine di vendita, ora sapete perché. È poi interessante sapere che chi ha una lesione all’amigdala non prova paura e riesce a essere perfettamente razionale. Razionale ma disumano. Un po’ come Mr Spock".
 
Le risposte automatiche ci portano a sbagliare sui mercati?
"Sì, possono farlo. Pensiamo di partecipare a un gioco: avete 100 euro, li date a me. Lanciamo una moneta, se esce testa me li tengo, se esce croce ve ne dò 250. Il gioco prevede 20 turni. Facendo i calcoli si nota che conviene investire, perché l’utilità attesa è maggiore per ogni turno. Eppure il nostro cervello emotivo è progettato per evitare perdite, così la maggior parte delle persone “sane di mente” si comporta in modo irrazionale: preferisce guadagnare di meno pur di evitare potenziali perdite".

Quali altri sentimenti condizionano i nostri investimenti? Come?
"La rabbia. Le persone arrabbiate sono curiosamente a loro agio nell’assumersi rischi elevati. Gli arrabbiati, avendo identificato il nemico, sono in controllo della situazione. Di fronte a un mercato che scende, manterranno le loro posizioni. Oppure la felicità. Chi è molto felice, addirittura euforico,  fa ampio uso di “scorciatoie cognitive”, valuta frettolosamente le informazioni disponibili e le ipotesi alternative, spende meno tempo a operare la scelta. Ciononostante, chi è felice ha anche più fiducia nella bontà delle proprie decisioni, rispetto per esempio a chi è triste o depresso. Tristezza che porta a non sottostimare i rischi e a non sovrastimare le proprie abilità, ma porta anche a essere iper-vigile, ansioso, schiacciato dall’incertezza e a pesare in misura sproporzionata le perdite".

Come si modificano i comportamenti in un periodo di crisi come l’attuale?
"Un investitore è probabile che nell’analizzare la relazione tra rischio e rendimento, sia più portato a concentrarsi sul rischio. Proprio come in un consumatore nella relazione tra costo e oggetto che desidera tenda a attribuire un peso preponderante al costo. Tutto ciò avviene in modo del tutto automatico nella nostra mente, sotto la cortina della piena consapevolezza".

Cosa succede nel cervello di un investitore quando analizza il rischio?
"Ci sono due aree cerebrali, il nucleo accumbens e l’insula. In queste zone vi è dell’attività prima di ogni decisione d’investimento. Il nucleo accumbens è il “centro del piacere” del cervello “emotivo”. Ricco di innervazioni dopaminergiche è deputato al computo delle ricompense. Sono quei neuroni che si attivano di fronte ai peccati di gola, al sesso e alla droga (cocaina in particolare). Prima di scegliere un’azione rischiosa si assiste all’attivazione di questa parte del cervello: l’anticipazione del possibile guadagno surclassa quella di una possibile perdita".

E l’insula invece?
"L’insula invece si attiva prima di scegliere un’obbligazione, per esempio. Un investimento più sicuro. Questo perché è l’area che intercetta stati emotivi negativi come l’ansia e il disgusto. È qui che il cervello pensa piuttosto al rischio di perdere".

Mica le insegnano queste cose nelle università…
"La behavioral economics è ormai  mainstream nelle migliori università USA. Anche a Zurigo ci sono ricercatori di primo piano. Per quanto riguarda gli studenti occorre al più presto insegnare loro anche l’economia del mondo reale. Cioè come prende le decisioni l’uomo di strada, i processi cognitivi che presiedono alle decisioni economiche. Gli studenti già lo sanno e nientemeno che a Harvard si sono ribellati ai loro professori chiedendo che vengano insegnati anche approcci eterodossi, o più semplicemente una teoria economica meno dogmatica, più sperimentale e empirica, o se volete, più “umana”".

Per chi volesse assistere, è possibile iscriversi fino al 7 maggio sul sito www.bsibank.com/conferenza o al numero +41(0)58 809 99 99

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE