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SVIZZERAConviene ancora risparmiare?

22.11.14 - 19:38
Le famiglie svizzere hanno perso 30 miliardi di franchi in interessi negli ultimi 5 anni. Il professor Rossi ci ha spiegato cosa sta succedendo...
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Conviene ancora risparmiare?
Le famiglie svizzere hanno perso 30 miliardi di franchi in interessi negli ultimi 5 anni. Il professor Rossi ci ha spiegato cosa sta succedendo...

LUGANO - Borsa zurighese ai massimi dell'anno e stime di crescita dell'economia svizzera tagliate dagli specialisti di macroeconomia per il 2014 e per il 2015. La politica monetaria espansiva praticata dalle banche centrali sta avendo i suoi effetti. In Germania per la prima volta anche i clienti privati di una banca dovranno pagare per depositare i propri risparmi. Dal primo novembre la Deutsche Skatbank attiverà un tasso negativo dell0 0,25% sui depositi oltre i 500mila euro come conseguenza delle misure della Bce. Fine della politica di risparmio? Il piccolo risparmiatore, che non può permettersi di fare capo agli strumenti finanziari come fanno i grandi detentori di capitali, verrà penalizzato e sarà espropriato dei suoi risparmi? Sul tema ne abbiamo discusso con il professor Sergio Rossi, professore ordinario di macroeconomia e di economia monetaria presso l’Università di Friburgo, al quale abbiamo rivolto alcune domande.


Professore, dal 2010 ad oggi i risparmiatori tedeschi hanno perso 23 miliardi di euro, in media 281 euro a testa, a causa del continuo taglio dei tassi d’interesse deciso dalla BCE. Si possono azzardare delle stime analoghe per la Svizzera?
“Negli ultimi cinque anni la stima degli interessi persi, per quanto riguarda il patrimonio delle famiglie svizzere, è nell’ordine di 30 miliardi di franchi. Ma nello stesso periodo i bassi tassi d’interesse hanno spinto all’insù il valore dei patrimoni finanziari”.

Perché i patrimoni finanziari si rivalutano quando calano i tassi d’interesse?
“Se i tassi d’interesse sono bassi, le banche e le altre istituzioni finanziarie possono ottenere dei prestiti a buon mercato per l’acquisto di prodotti finanziari, ossia azioni, obbligazioni, eccetera. Queste operazioni finanziarie esercitano una maggiore domanda di titoli in Borsa, facendone salire le quotazioni. Le persone che hanno un portafoglio di titoli si sentono dunque più ricche, perché aumenta il valore dei patrimoni finanziari che possiedono. Ciò dovrebbe spingere molte persone a spendere maggiormente per beni e servizi di ogni genere, facendo allora aumentare gli investimenti delle imprese. Ed è questo che vogliono sia la Banca centrale europea sia la BNS: riuscire a stimolare i consumi per sostenere e rilanciare l’attività economica. Ma attenzione: quando i tassi d’interesse calano e si avvicinano allo zero, c’è il rischio di provocare il rigonfiamento di una bolla, sia finanziaria sia immobiliare”.

Diminuiscono i tassi, diminuiscono gli introiti da interessi… Che fare?
“I minori introiti sono compensati dalle plusvalenze sui titoli. Se il risparmiatore ha dei titoli finanziari avrà infatti delle plusvalenze a seguito dell’aumento dei prezzi di questi titoli in Borsa. Ciò succede anche per gli immobili: il prezzo di mercato delle case è aumentato a seguito del notevole calo dei tassi d’interesse negli ultimi cinque anni”.

Quali sono gli aspetti problematici di questa politica dei bassi tassi d’interesse?
“I bassi tassi d’interesse sono problematici per le casse pensioni. Esse devono versare delle rendite pensionistiche stabilite. Ma i rischi incorsi dalle casse pensioni aumentano notevolmente, perché con i bassi tassi d’interesse le casse pensioni andranno a investire maggiormente sui mercati azionari, generalmente più redditizi ma anche più volatili. Le obbligazioni della Confederazione svizzera con scadenza decennale rendono ormai meno dell’1%, troppo poco per consentire il versamento integrale delle rendite pensionistiche a lungo termine”.

Perché il risparmio va protetto?
“L’inflazione riduce il valore dei risparmi, perché in tal caso il denaro ha meno potere d’acquisto da un anno all’altro. Pensiamo a una persona che oggi ha un risparmio in banca di 10mila franchi e decide di volerli spendere tra dieci anni. Su questo deposito egli spera che ci siano degli interessi tali da lasciare invariato il potere d’acquisto dei suoi risparmi durante tutto questo lasso di tempo. Oggi si possono osservare dei tassi d’interesse inferiori al tasso d’inflazione. I risparmi, con il passare del tempo, perdono dunque valore”.

In Germania alcune banche hanno già introdotto dei tassi d’interesse negativi. Potrebbe succedere anche in Svizzera?
“La BNS ha già annunciato di non escludere, in futuro, l’introduzione di tassi d’interesse negativi. Se la BNS decidesse di introdurre tassi negativi e far pagare le banche per gli averi che hanno depositato presso di lei, ciò scoraggierebbe una maggiore affluenza di capitali esteri che potrebbero causare l’apprezzamento del franco svizzero. Per riuscire a far rispettare la soglia minima di 1,20 franchi per il tasso di cambio con l’euro, la BNS non esclude dunque la possibilità di introdurre dei tassi d’interesse negativi”.

Cosa succederebbe alla classe media con dei tassi d’interesse negativi?
“La classe media sarebbe lesa. Ci perderebbe, perché i suoi risparmi non sarebbero più remunerati e le banche potrebbero fatturare delle commissioni ai depositanti. Ma il calo dei tassi d’interesse è positivo per l’ente pubblico. Il governo federale tedesco, per fare un esempio, emette dei Bund a tassi bassi, ottenendo così dei capitali a basso costo che potrà usare per investimenti a favore dei cittadini e dell’economia tedesca”.

Tassi d’interesse allo 0,05%. C’è il pericolo Giappone, ossia la deflazione?
“Per la zona euro il problema sussiste, per la Svizzera no. La Svizzera ha un modello economico non soltanto incentrato sulle esportazioni, ma che fa affidamento anche ai consumi interni e alla spesa pubblica. La domanda interna dunque regge, grazie anche all’esistenza di una solida rete di assicurazioni sociali all’altezza della situazione, anche se recentemente ci sono stati alcuni ridimensionamenti per far quadrare i conti di queste assicurazioni nel lungo periodo”.

Perché sono importanti le assicurazioni sociali a livello economico?
“Perché contribuiscono a sostenere la domanda di beni e servizi. Se un lavoratore dovesse essere licenziato, sa che esiste un ammortizzatore sociale. Quando esiste una rete sociale robusta, il lavoratore tende dunque a risparmiare meno e a spendere di più. Il governo cinese, per esempio, si è accorto che le esportazioni non bastano più per assicurare crescita e benessore socio-economico. Le importazioni statunitensi dalla Cina sono infatti diminuite. Questa situazione ha obbligato la Cina a rivedere la sua politica economica, scegliendo di stimolare la domanda interna. Uno stimolo che sarà posto in essere solo quando verrà creata una rete di assicurazioni sociali che permetta di tenere alta la domanda interna. Oggi le famiglie cinesi risparmiamo molto perché nel loro paese non esiste in realtà una vera rete di ammortizzatori sociali, cioé le pensioni e l’assicurazione contro la disoccupazione”.

Lei mi dice che lo Stato sociale è una istituzione da difendere?
“Io dico: attenzione a smantellare lo Stato sociale, perché il suo smantellamento si potrebbe ritorcere contro l’economia, che da alcuni anni fa pressione affinché lo Stato sociale venga smantellato per essere “competitiva” nei confronti dei paesi asiatici. La mia posizione non è ideologica. E’ semplicemente pragmatica. La garanzia di avere una buona rete di protezione sociale è entrata nelle abitudini e influenza i comportamenti dei consumatori del ceto medio, cioé della maggioranza della popolazione. Se questa rete sociale fosse smantellata, ciò si ripercuoterebbe negativamente sull’andamento delle attività economiche. La gente tenderebbe a indebitarsi troppo o a risparmiare troppo,
strozzando così i consumi. Il troppo individualismo si ripercuote negativamente sulla crescita economica e sulla stabilità finanziaria”.

Si sente spesso dire che lo Stato sociale sottrae energia all’economia...
“Bisogna evitare gli abusi e sanzionarli correttamente, ma non bisogna dimenticare che una buona rete di protezione sociale è tutto sommato un elemento positivo per l’insieme dell’economia”.

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