PRO JUVENTUTEPrima delle tecniche professionali, trasmettete la passione

Qualche tempo fa, lessi l'intervista condotta da un noto giornalista ad un non ancora noto (ma di lì a poco: notissimo) banchiere. Il giornalista chiese ad un certo punto cosa avesse spinto un giovane apprendista (quale il banchiere un tempo fu) non solo ad intraprendere, ma anche a continuare e a sempre più consolidare una carriera come quella che aveva abbracciato. La risposta fu pressappoco la seguente: "nelle le prime due settimane di lavoro da apprendista fui catapultato, per guardare e osservare cosa succedeva, nel settore più interessante, affascinante, spettacolare e intrigante che la banca potesse offrire (quella fu, allora, la mia impressione).

L'esperienza fu entusiasmante. Decisi che quello sarebbe stato il mio futuro". Risultato? Una carriera che ha portato ai vertici del mondo della finanza. Mi chiedo: quanti sono gli apprendisti che vengono considerati con altrettanta intelligenza dai rispettivi datori di lavoro? O non è forse norma che un giovane, proprio perché "deve farsi le ossa" venga inizialmente relegato ai lavori meno interessanti, più ripetitivi, più noiosi? E come fa ad entusiasmarsi ad una professione un giovane che, magari nei primi due-tre mesi di attività è costretto a quanto di meno appassionante, interessante e quanto di più banale ci sia in un lavoro? Il discorso è forse un po' estremo, poiché di imprenditori intelligenti ce ne sono, eccome…

Ma ci sono anche i dati, che ci dicono che un apprendista su tre lascia la professione prima che il periodo formativo sia concluso. Tutto ciò può avere varie ragioni, ma non posso escludere quella a mio avviso più importante (o tra le più importanti): la non sempre chiara consapevolezza che prima di trasmettere un insieme di tecniche professionali, ad un giovane in formazione noi adulti dobbiamo trasmettere la passione per il mestiere che stiamo esercitando.