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Le politiche dell'infanzia e della gioventù sono politiche fatte per gli adulti, prima ancora che per i ragazzi.
Da chi sono fatte e per chi sono fatte le politiche dell'infanzia e della gioventù? La risposta sembrerebbe scontata: queste politiche sono fatte dagli adulti e dai giovani (e, perché no, dai bambini) per i giovani e i bambini. Solo a prima vista, però… In effetti, l'esperienza insegna che le politiche dell'infanzia e della gioventù sono fatte - a volte: soprattutto - per gli adulti.
A qualcuno questo fatto sembrerà anche, tutto sommato, normale, poiché, ad esempio, in questo modo si sostengono le famiglie nel loro importante ruolo educativo. No, intendo altro… Intendo dire che molto frequentemente chi fa questo mestiere è confrontato con adulti che non hanno la più pallida idea della necessità, dell'importanza, dell'assoluto bisogno di promuovere questo tipo di politiche.
Solitamente – salvo alcune lodevolissime eccezioni - le stesse vengono relegate negli intervalli di tempo e nei ritagli dei bilanci. Succede anche, e di frequente, che chi più avrebbe bisogno (se mi è concessa questa espressione) di queste politiche – parlo qui delle famiglie meno consapevoli delle proprie responsabilità così come delle enormi capacità educative di cui dispongono – diserta, si dà alla macchia o semplicemente evita il confronto, l'opportunità, la chance di confrontarsi con altri adulti (o ragazzi) in materia di educazione (salvo poi "reclamare" quando le cose non vanno per il verso giusto).
Che fare allora? Basterebbero poche cose, forse solo una: ricordarsi che l'educazione è una questione collettiva e non solo più individuale o strettamente famigliare. I primi a dovercene rendere conto siamo noi adulti. Gratta gratta, le politiche dell'infanzia e della gioventù sono molto di più di quanto si creda politiche fatte per gli adulti, prima ancora che per i ragazzi.