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ITALIALa prima della Traviata alla Scala spacca il pubblico

08.12.13 - 14:50
Al calare del sipario sono partiti gli applausi del pubblico, ma tra i battimani si sono sentiti evidenti i dissensi e 'buu', provenienti soprattutto dal loggione.
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La prima della Traviata alla Scala spacca il pubblico
Al calare del sipario sono partiti gli applausi del pubblico, ma tra i battimani si sono sentiti evidenti i dissensi e 'buu', provenienti soprattutto dal loggione.

MILANO -  Una 'Traviata' che ha diviso il pubblico quella proposta da Dmitri Tcherniakov e Daniele Gatti per la serata inaugurale della stagione 2013-2014 del Teatro alla Scala, ultimo appuntamento con le celebrazioni dell'anno del bicentenario verdiano. Intensi applausi per le voci e l'orchestra scaligera diretta dal maestro Gatti, ma opinioni contrastanti per la regia e le scene del russo Tcherniakov.

Al calare del sipario sono partiti gli applausi del pubblico, ma tra i battimani si sono sentiti evidenti i dissensi e 'buu', provenienti soprattutto dal loggione. Gli interpreti sono però stati applauditi calorosamente da tutti, soprattutto Diana Damrau, 'Violetta' appassionata, già applaudita durante lo spettacolo, che ha ottenuto un successo personale per il canto e la presenza scenica; consensi anche al tenore Piotr Beczala, 'Alfredo', e al baritono Zeljkp Lucic, papà Germont.

Un'ovazione ha accolto al proscenio il maestro Gatti, ma molti spettatori hanno dissentito su una regia che è uscita fuori dagli schemi classici, tradizionali dell'opera verdiana. Ha rispettato l'ambiente ottocentesco, ma ha portato Violetta e Alfredo a tempi moderni, con i costumi di Elena Zaytseva.

Se alla festa del primo atto uno degli ospiti si dimena come in discoteca, nel secondo, nell'abitazione di campagna i due amanti si comportano come una normale coppia di oggi. In cucina, tra il camino e la credenza, affettano verdure e impastano la pizza. Poco compresa è stata anche la morte di Violetta: sola, su una sedia, in una camera spoglia dove al posto del letto c'era semplicemente un piumone buttato per terra, accanto a bottiglie e flaconi di medicine.

Il quarantatreenne regista russo ha evidentemente voluto mantenere un ambiente fisico vicino all'epoca di Dumas e di Verdi ma, convinto che "ogni pubblico, da 160 anni a questa parte, ha guardato alla vicenda di Violetta con gli occhi del proprio tempo", ha cercato di accompagnare questa lettura attraverso la scelta di costumi moderni, anche se non databili con precisione, e con quadretti di vita più vicini ai tempi d'oggi.

Il tema dell'opera per Tcherniakov è l'Amore con la 'A' maiuscola, vissuto da una donna come Violetta Valéry; sorvola sul fatto che sia una 'cortigiana', cosa che all'epoca di Verdi fece scandalo e a cui adesso si bada molto meno. Non la giudica. Per lui, Violetta è soprattutto una donna di successo che 'vive' e ama. "Mi fa pensare a Marylin Monroe", ha detto egli stesso.

Il regista scava nell'anima dei personaggi, si concentra sul 'teatro psicologico', sui primi piani, sulle parole e sui silenzi, quasi si trattasse di uno spettacolo di prosa. Ma ogni movimento, ogni nota di regia trova giustificazione nella musica di Verdi.

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