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L'OSPITEVilla Gerosa e la "tossicodipendenza da crescita": io sto con le lumache

24.06.13 - 17:11
Di Andrea Stephani
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Villa Gerosa e la "tossicodipendenza da crescita": io sto con le lumache
Di Andrea Stephani

Villa Gerosa (per il momento) è salva. Il progetto edilizio che prevedeva l’edificazione di 6 stabili – per un totale di 48 appartamenti – sul colle del Barozzo a Rancate è stato ritirato dai promotori stessi, una cordata kazaka capitanata da Renza De Dea. La scorsa settimana l’ex esponente della Lega dei Ticinesi ha commentato la rinuncia ponendo un interessante quesito, ovvero interrogandosi “se vogliamo lo sviluppo o se è meglio ritirarci sui pascoli” (cfr, CdT, giovedì 20 giugno 2013, pag. 17).

Da buon ecologista, la mia personalissima risposta a questa domanda appare scontata. Ciò nonostante vorrei proporre uno spunto di riflessione proprio sul concetto di “sviluppo” evocato dalla signora De De. In una microregione come il Mendrisiotto, l’utopia di una crescita infinita in un contesto limitato sia territorialmente che a livello di risorse naturali palesa in maniera ancora più marcata i propri limiti. Da questo punto di vista appare quindi come un dovere civico opporsi a coloro che propongono di uscire dalla crisi costruendo, cementificando, cancellando i luoghi dell’ozio dalla geografia dei nostri cuori, inaridendo le nostre vite e, in sintesi, peggiorando la qualità della nostra vita.

 

Vale la pena ricordare l’apologo della saggezza della lumaca di Ivan Illich, riproposto da Serge Latouche nel suo “Breve trattato sulla decrescita serena” (Torino, Bollati Boringhieri, 2008, p.33). Scrive Illich: “La lumaca costruisce la delicata architettura del suo guscio aggiungendo una dopo l’altra delle spire sempre più larghe, poi smette bruscamente e comincia a creare delle circonvoluzioni stavolta decrescenti. Una sola spira più larga darebbe al guscio una dimensione sedici volte più grande. Invece di contribuire al benessere dell’animale, lo graverebbe di un peso eccessivo. A quel punto, qualsiasi aumento della sua produttività servirebbe unicamente a rimediare alle difficoltà create da una dimensione del guscio superiore ai limiti fissati dalla sua finalità. Superato il punto limite dell’ingrandimento delle spire, i problemi della crescita eccessiva si moltiplicano in progressione geometrica, mentre la capacità biologica della lumaca può seguire soltanto, nel migliore dei casi, una progressione aritmetica”.

 

Seguendo l’esempio della lumaca, dobbiamo combattere questa “tossicodipendenza da crescita” (Latouche) e uscire dalla logica dello sviluppo ad ogni costo, basando le nostre scelte sulle otto “R” del circolo virtuoso della decrescita felice, ovvero rivalutare, riconcettualizzare, ristrutturare, ridistribuire, rilocalizzare, ridurre, riutilizzare e riciclare. Ad esempio, rivalutare, grazie ad una variante i Piano regolatore, l’area del Barozzo, Villa Gerosa ed i suoi secolari pini marittimi. Oppure, per sopperire all’aumento demografico annuale, ristrutturare gli edifici già esistenti. All’aut aut della signora De Dea, che vorrebbe obbligarci a scegliere tra uno sviluppo del Kaz… akistan ed il romitaggio sui pascoli, rispondo senza esitazioni: io sto con le lumache.

 

Andrea Stephani,

Consigliere Comunale I Verdi, Mendrisio

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