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SVIZZERA / GERMANIAAiuti alla Grecia, "perché gli svizzeri non pagano nulla?"

09.03.12 - 19:29
Hans Werner Sinn è uno degli economisti più famosi dell'intera Germania ed è favorevole all'uscita della Grecia dall'euro. Secondo lui la Svizzera dovrebbe contribuire al finanziamento del fondo salva-Grecia
Keystone (archivio)
Aiuti alla Grecia, "perché gli svizzeri non pagano nulla?"
Hans Werner Sinn è uno degli economisti più famosi dell'intera Germania ed è favorevole all'uscita della Grecia dall'euro. Secondo lui la Svizzera dovrebbe contribuire al finanziamento del fondo salva-Grecia

ZURIGO - In Germania Hans Werner Sinn è uno degli economisti più conosciuti dal grande pubblico. E' considerato uno dei professori di economia più autorevoli. E' presidente dell'Istituto per la ricerca economica Ifo a Monaco di Baviera ed è autore di diverse pubblicazioni, tra cui "Si può ancora salvare la Germania?" e "Kasinokapitalismus". Sulla crisi dell'Euro Sinn si è più volte espresso a favore di un'uscita della Grecia dalla moneta unica.

Oggi su l'edizione online di 20 Minuten si propone un'intervista riguardante il tema della crisi del debito:

Professor Sinn, non le fa male vedere che la Germania continua a mandare soldi alla Grecia?
"E' ovvio che il dolore si sente se ti svuotano il portafoglio. E' attingendo dai fondi del sistema previdenziale tedesco per la vecchiaia che stiamo finanziando il gigantesco aiuto alla Grecia. Perché gli svizzeri non vi partecipano?"

La Svizzera non appartiene né all'Unione Europea e né all'Euro...
"Mi scusi, cosa c'entrano l'Unione Europea e l'Euro? Qui si tratta di dare un aiuto, nell'ambito della collaborazione tra stati europei e in soccorso alle banche europee, tra cui vi sono, tra l’altro, quelle svizzere. Ed è per questo motivo che anche la Svizzera dovrebbe partecipare al finanziamento per salvare l'euro. Non vedo perché la Germania dovrebbe impegnarsi maggiormente rispetto ad altri paesi come la Svizzera, l'Inghilterra o la Svezia. I paesi che non hanno come moneta l'euro si rendono la vita facile e si aspettano che siano  soltanto gli stati sani della zona euro a dover salvare la Grecia. Ma la Grecia è uno stato europeo come la Svizzera e come la Germania. E l'euro non è una moneta virtuale, bensì un'unione monetaria".

Lei pensa che ora la Germania debba pagare lo scotto per essere stato il paese che più ha beneficiato dell’arrivo dell’euro?
“Prima dell’arrivo della crisi la Germania è stata la grande sconfitta dei paesi della zona euro. Il livellamento dei tassi d'interesse in Europa ha provocato un deflusso elevato di capitali dalla Germania. Abbiamo avuto per lungo tempo il più basso tasso di crescita in Europa, abbiamo conosciuto elevati tassi di disoccupazione e la più bassa quota di investimenti netti tra tutti i paesi dell'OSCE. Con l'arrivo dell'euro il capitale di risparmio tedesco se ne è andato in altri Stati, così come dimostrato nelle eccedenze registrate nei bilanci commerciali dei pagamenti correnti. Dire che la Germania ci ha guadagnato con l'Euro è assurdo. E’ anche vero però, che noi, dopo la crisi ci siamo rimessi in piedi meglio di altri, anche perché il capitale dei risparmiatori tedeschi ha smesso di defluire dalla Germania. Ma questo non era dovuto all'euro, bensì alla crisi stessa".

Se Lei fosse Angela Merkel, cosa farebbe?
“La Merkel non è in una posizione invidiabile. Ha un compito molto difficile anche perché è molto condizionata dalla storia: se noi non paghiamo siamo subito paragonati ai nazisti. La Germania su questo aspetto è molto sensibile e sente molto questo tipo di pressione. Una pressione che esercitano in modo cosciente gli altri  Stati. Non so dirle come la Cancelliera potrebbe uscirne. Io posso soltanto dare un consiglio: non allargare troppo i cordoni della borsa, come pretendono i mercati finanziari”.

Dal summit europeo della scorsa settimana si è detto che si sta lavorando per la svolta: dalla crisi alla crescita. Lei condivide questo ottimismo?
“No, questo ottimismo è prematuro. Non credo che l'Europa potrà evitare la recessione. Non è mettendo a disposizione del denaro a buon mercato come sta facendo la Banca Centrale Europea che potranno essere cancellati i debiti e gli squilibri. La crisi dell'euro è stata alleviata parzialmente dai miliardi della BCE. Gli stati che hanno ricevuto i crediti non devono unicamente “crescere”, bensì “crollare in modo  sano”.

Perché?
“Il problema principale è che i paesi dell'Europa del Sud non sono concorrenziali a livello internazionale, hanno accumulato una montagna di debiti e conducono uno standard di vita che non si possono permettere, vista la loro bassa capacità produttiva. In una situazione simile parlare di crescita si sbaglia, è la ricetta sbagliata. E' la ricetta sbagliata perché con la crescita non si fa altro che aumentare le importazioni e di conseguenza aggravare la problematica dell'indebitamento. Chi vive al di sopra delle proprie possibilità e si finanzia attraverso i crediti, non deve far altro che abbassare il proprio standard di vita”.

E cosa bisogna fare allora?
“I paesi fortemente indebitati devono diminuire le importazioni e aumentare le esportazioni. E questo funziona se i prezzi e i salari diminuiscono. Questo comporterebbe un aumento dei prezzi all'importazione, e ciò significherebbe l’impossibilità di pagare. La domanda interna aumenterebbe e di conseguenza ne approfitterebbe l'economia locale. Inoltre questi paesi potrebbero ricominciare ad esportare, perché diventerebbero più concorrenziali”.

Questa posizione è recepita dalla politica?
“No. Per la politica la parola magica è "crescita". Con la crescita si intende in pratica continuare ad indebitarsi e rimandare la palla alle future generazioni".

Come può realizzarsi una diminuzione di prezzi e salari?
“Realisticamente questa situazione la si raggiunge soltanto con una recessione duratura in alcuni paesi. E' un po' quello che succede tra i vicini. C'è quello che vive oltre le proprie possibilità e si compra una villa e due auto di lusso. Non è poi semplice riuscire ad uscirne  e quindi non  resta che risparmiare. Ovvio, il tutto non è certo una passeggiata”.

Lei ha detto che bisognerebbe finanziare i greci per facilitare loro la via dell'uscita dell'euro. Non se la sente di dire semplicemente che i greci devono uscire dall'Euro?
“Lo dico da tempo che è nell'interesse dei greci uscire dall'euro. Per diventare concorrenziali i loro salari e i loro prezzi dovrebbero scendere almeno del 30%. Il problema è che questa misura è di difficile attuazione:  ci sarebbero forti proteste, i sindacati scenderebbero per le strade e le aziende dell'economia reale si ritroverebbero oberate di debiti perché i loro attivi perderebbero di valore,mentre i loro debiti bancari resterebbero tali. Sarebbe molto più semplice se la Grecia uscisse dall'euro e tutti i debiti interni verrebbero cambiati in dracme”.

Come convincere i greci a uscire dall'euro?
“La Grecia sarebbe subito fuori dall'euro se l'Europa chiudesse il rubinetto dei finanziamenti. Atene ha ricevuto aiuti per 500 miliardi di euro. E quasi tre volte il reddito di tutta la popolazione greca, che è di 180 miliardi. A mio parere il tutto è da tempo ormai da considerare sproporzionato”.

Lei è favorevole all'euro? O vorrebbe il ritorno del marco tedesco?
“No, non sarei per il ritorno del marco tedesco. L'euro ha un suo perché in Europa. Ha un'alta forza di integrazione: il vecchio continente necessita di un sistema monetario comune per il commercio e gli scambi”.

p.d'a.

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