Cerca e trova immobili

TICINO"L'aumento delle tasse non è un tabù"

20.11.12 - 19:37
Il presidente Giovanni Jelmini: "Prima eliminare gli sprechi. Poi il Governo ci dica qual è il suo piano d'azione per il futuro"
Foto d'archivio (Tipress)
"L'aumento delle tasse non è un tabù"
Il presidente Giovanni Jelmini: "Prima eliminare gli sprechi. Poi il Governo ci dica qual è il suo piano d'azione per il futuro"

BELLINZONA - “Siamo preoccupati del futuro. Noi abbiamo chiesto al Consiglio di Stato ulteriori sforzi di contenimento della spesa pubblica. Sinceramente non si intravvedono all’orizzonte delle misure volte ad una visione  futura e che potranno invertire la tendenza di un aumento della spesa pubblica. Spesa che aumenta di fronte a delle entrate che saranno destinate a diminuire. E se non facciamo nulla, tra pochi anni saremo confrontati con un debito pubblico che supererà il miliardo di franchi ”. 

E’ fermo e deciso sulle sue posizioni Giovanni Jelmini, presidente di un partito popolare democratico che si è schierato sul fronte di centro-destra, in quello che è stato denominato il patto di Medeglia. 

Le critiche ballerine - Oggi la direttrice del dipartimento delle finanze e dell’Economia Laura Sadis e il presidente del Consiglio di Stato Marco Borradori hanno espresso le loro critiche nei confronti di uno schieramento politico formato da PLR-PPD-Lega, che avrebbe messo sul piatto proposte  definite “ballerine”. “Noi chiediamo che il Governo ci indichi qual è il suo piano di azione per il prossimo futuro – ha risposto Jelmini – Un piccolo sforzo da parte del Consiglio di Stato c’è stato, presentando delle misure che potranno contenere ulteriori 18 milioni di franchi il disavanzo e questo ci tengo  a precisarlo – grazie alla richiesta di PPD, Lega e PLRT”.

"Chiare le nostre proposte" - Jelmini poi, sulla richiesta di essere più chiaro sulle misure da suggerire,  ricorda le oltre 200 domande di Fiorenzo Dadò, ma non solo. “Le nostre proposte sono state scritte e chiari i nostri suggerimenti – dice Jelmini.  Ora è il Consiglio di Stato che deve dimostrare chiarezza su quello che vuole fare. Noi abbiamo proposto l’amnistia fiscale e una modifica sui regolamenti dei globalisti”.

L'amnistia - Sull’amnistia Giovanni Jelmini ricorda che questa è stata sostenuta in parlamento dal suo partito e che in democrazia è sempre possibile riproporre proposte bocciate in parlamento, come è avvenuto in passato in tante altre occasioni.  “L’importante – continua Jelmini – è che il Governo presenti un piano d’azione, fissi delle priorità, ci dica quale è la sua strategia, non dico domani, ma a medio termine”.

I settori da tagliare  - Ma dove trovare ulteriori spazi di manovra per arrivare a quota 50 milioni? “Sui servizi, sui mandati esterni… E’ stato appena dato un ulteriore mandato alla Sezione della Logistica. E poi è possibile che il Canton Ticino occupi 30 persone per il suo Ufficio di Statistica e il Canton Zurigo ne occupi la metà? ”Siamo certi che il tavolo di Medeglia non sia l’occasione per fare propaganda elettorale? “Ma quale propaganda elettorale? Mi dica quale propaganda elettorale vogliamo fare a tre anni dalle elezioni cantonali?

Troppi media in Ticino  - E se c’è un’esasperazione su questo argomento da parte dei media un motivo c’è –continua Jelmini -  c’è un’inflazione di media nel Canton Ticino, con cinque portali da riempire minuto per minuto. Io, personalmente, l’incontro di Medeglia l’avrei fatto volentieri anche senza giornalisti fuori dal ristorante. Ma come presidente del partito non riesco a fare 100 metri senza che un giornalista mi segua. A me non interessa l’effetto mediatico su questa questione, io sono preoccupato per le spese del cantone e questa preoccupazione l’abbiamo espressa al Consiglio di Stato. Se poi vogliamo banalizzare e ridurre tutto alla propaganda elettorale facciamolo pure, ma io a questo gioco non ci sto”.

 “Io non mi candiderò più da nessuna parte – ha aggiunto e sinceramente a me non  interessano niente le telecamere che mi riprendono o i giornali che citano il mio nome”.

Le sfide del Canton Ticino - E’ vero che l’interesse mediatico potrebbe essere come sintomo di un Ticino confrontato con sfide economiche sempre più difficili e complicate, come per esempio l’assunzione di nuovi compiti passati dalla Confederazione ai Cantoni, da un arrivo d’imprese dall’estero sì, ma che come ritorno di gettito fiscale e di ridistribuzione dei redditi non si stanno rivelando ai livelli di come si era sperato, da una crisi internazionale preoccupante e di una riorganizzazione dolorosa della piazza finanziaria svizzera, da una spaccatura sempre più presente all’interno della società ticinese tra coloro che riescono a stare a galla assicurandosi un certo benessere e tra coloro che fanno fatica ad arrivare a fine mese. “Se sappiamo che domani, purtroppo, vi sono persone che perderanno il posto di lavoro, vuol dire che lo Stato deve recuperare ulteriori risorse. E in prospettiva dobbiamo capire se ci sono sprechi all’interno del Governo, individuarli ed eliminarli. Capire se ci sono dei servizi dello Stato che si possono accorpare o eliminare. E’ da anni che chiediamo di inserire l’Ospedale psichiatrico cantonale nell’EOC, convinti che lo Stato potrà spendere meno, ma finora abbiamo sempre trovato resistenze”.

Alzare le tasse un tabù? - Il tabù, però, è quello di non alzare le tasse? Abbiamo chiesto infine a Jelmini. “No, il tabù vero del Canton Ticino è quello della riforma dei compiti dello Stato – conclude il presidente del PPD - Perché è un esercizio che non si vuol fare? Noi dobbiamo cambiare mentalità. Le tasse aumentiamole, aumentiamole pure, ma prima di portare via i soldi ai cittadini spieghiamolo il motivo. Eliminiamo gli sprechi e razionalizziamo dov’è possibile. Una volta fatto questo, per me le tasse non saranno più un tabù”.
 

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE