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CANTONE / BERNAAccordo sulla fiscalità dei frontalieri: «Ulteriore beffa italiana alla Svizzera»

16.12.20 - 12:04
Il consigliere nazionale Lorenzo Quadri rinnova l'invito a disdire unilateralmente la Convenzione del 1974
tipress
Accordo sulla fiscalità dei frontalieri: «Ulteriore beffa italiana alla Svizzera»
Il consigliere nazionale Lorenzo Quadri rinnova l'invito a disdire unilateralmente la Convenzione del 1974

BERNA - Il nuovo accordo sulla fiscalità dei frontalieri si troverebbe «nuovamente arenato, per volontà italiana». Così, almeno stando ai media italiani, citati in un'interpellanza firmata dal consigliere nazionale Lorenzo Quadri e rivolta al Consiglio federale.

«La firma non verrà apposta entro fine anno, ma è ancora una volta posticipata a data indeterminata», sottolinea Quadri.

«Il viceministro dell’economia italiano Antonio Missiani a margine dell’ultimo incontro tra le delegazioni svizzera ed italiana ha rilevato che il suo Paese – prosegue il consigliere nazionale leghista – ha, oggi, “altre priorità”, legate ovviamente alla crisi da coronavirus. Anche la Svizzera ha altre priorità. I vantaggi previsti dal nuovo accordo sono chiaramente inferiori a quelli che ci si potrebbe legittimamente attendere (ovvero, trattenere sul territorio ticinese un ammontare equivalente, o comunque vicino, alla totalità delle imposte alla fonte versate dai frontalieri). I ristorni versati annualmente all’Italia, il cui ammontare si avvicina ormai ai 100 milioni all’anno ed aumenta in continuazione, servono urgentemente in Ticino a seguito dell’attuale crisi economica determinata dal covid».

Da qui le seguenti domande al Consiglio federale:

    • Il CF, che aveva preconizzato la conclusione rapida, ossia entro fine anno, del nuovo accordo sulla fiscalità dei frontalieri, è ancora una volta stato sconfessato dalla controparte italiana: qual è la sua posizione? Ritiene che questa situazione sia ancora sostenibile?
    • Non ritiene il CF che sia giunto il momento di disdire la vetusta Convenzione del 1974 e di conseguenza di non versare più ristorni all’Italia, anche in considerazione del fatto che nel corso del 2020 il quadro economico è radicalmente mutato e queste risorse – ormai quasi 100 milioni di Fr all’anno – sono diventate indispensabili al Ticino a seguito della crisi economica provocata dal coronavirus?
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