Scuola, insegnamento a distanza e possibile riapertura: l'invito è alla creazione di un gruppo di lavoro
BELLINZONA - La gestione della scuola in questo periodo di emergenza sanitaria è stata al centro di numerose discussioni. Sull'argomento si chinano ora Angelica Lepori, Matteo Pronzini, Simona Arigoni (MpS) con un'interrogazione rivolta al Governo. Per i suddetti deputati, il DECS avrebbe agito «come da sua tradizione, senza consultare le componenti fondamentali della scuola: docenti, allievi e famiglie».
Il riferimento va alla chiusura, definita «tardiva e pasticciata», delle scuole. Ma pure alla messa in pratica dell’insegnamento a distanza. E ancora - continuando nelle critiche - alle «pseudo direttive che non chiariscono minimamente dove si vuole andare: unica preoccupazione capire come proseguire con il programma, nessuna seria riflessione sul ruolo che la scuola potrebbe e dovrebbe avere in questo contesto, soprattutto per non lasciare sole le famiglie ad affrontare con i figli l’emergenza sanitaria, ma anche economica e sociale», sostiene l'MpS.
Vengono criticate pure le condizioni in cui parte dei docenti starebbero affrontando l’insegnamento a distanza. «È noto - prosegue l'interrogazione - che la stragrande maggioranza del corpo docente sono donne, molte con figli a carico e, magari, anche con genitori anziani dei quali occuparsi, soprattutto in questa fase. Evidentemente anche questi sarebbero stati elementi da prendere in considerazione nell’implementazione dell’insegnamento a distanza».
A lasciare perplessi i deputati MpS è pure la discussione su una possibile riapertura delle scuole. «Si fanno ipotesi lasciando comunque tutti in una situazione di tale incertezza da rendere difficile la pianificazione del lavoro e delle attività».
Sulla base delle suddette considerazioni, al Consiglio di Stato vengono posti i seguenti interrogativi:
1. Non ritiene opportuno creare un gruppo di lavoro ampio, che coinvolga tutte le componenti della scuola, per discutere come organizzare e pianificare l’insegnamento a distanza e se e come immaginare una possibile riapertura?
2. Come si sono organizzate le varie sedi di scuola media e scuola media superiore? Questa organizzazione ha permesso di garantire un’uniformità del tipo di insegnamento impartito su tutto il territorio? Queste modalità sono state in grado di cogliere le difficoltà delle famiglie e evitare che le disuguaglianze sociali, già evidenti nella scuola in presenza, si accentuassero?
3. Quante sono le famiglie che non hanno accesso a mezzi informatici e alla tecnologia? Come si è mosso il Dipartimento per colmare eventuali lacune?
4. In che modo concretamente vengono sostenute le famiglie più vulnerabili, pensiamo per esempio alle famiglie migranti, ma non solo, nella gestione della relazione con la scuola?
5. Nel caso di una riapertura delle scuole, come si pensa di permettere il rispetto delle norme di distanziamento sociale e di igiene accresciuta?
6. Si sono pensate misure per proteggere quei docenti e funzionari attivi nella scuola che appartengono alle categorie a rischio (persone malate e vicine all’età di pensionamento o con genitori anziani a carico)?
7. Con quali obiettivi pedagogici ed educativi si pensa di riaprire le scuole?
8. Come mai per le scuole elementari e per le scuole speciali non si sono date subito, come per altro richieste dai/dalle docenti, indicazioni su come procedere con l’insegnamento a distanza?
9. Sulla base di quali considerazioni si vieta oggi l’utilizzo di tecnologie alternative a Moodle e Teams?
9. Non ritiene che una decisione come quella evocata per le scuole speciali metta le docenti e i docenti in una condizione di difficoltà e rappresenti un problema per ragazzi già fragili e che necessitano di una certa routine?