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CANTONE«Infermieri, basta col numero chiuso»

15.04.20 - 08:27
Il Partito Comunista interroga il Consiglio di Stato
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Massimiliano Ay
Massimiliano Ay
«Infermieri, basta col numero chiuso»
Il Partito Comunista interroga il Consiglio di Stato

BELLINZONA - Infermieri, artisti, lavoratori indipendenti. Un'interrogazione presentata mercoledì dal Partito Comunista chiede al governo di attivarsi con misure mirate su alcune categorie professionali, in relazione alla pandemia. 

Nel testo presentato dai deputati Massimiliano Ay e Lea Ferrari, si propone al governo di attivarsi per introdurre aiuti cantonali ai lavoratori indipendenti non coperti dalla cassa di compensazione Avs/Ai/Ipg. Ma anche di "reclutare" nella RSI i disoccupati del mondo delle arti e dello spettacolo. E di ampliare le possibilità di accesso alla formazione infermieristica, nell'Eoc e nelle cliniche private, cancellando il "numero chiuso". 

Le domande al Consiglio di Stato: 

1) Da nostre informazioni, vari lavoratori affiliati presso la Cassa cantonale di compensazione AVS/AI/IPG come lavoratori indipendenti non possono accedere alle indennità IPG poiché non rientrano nei parametri stabiliti dalla Confederazione. Il Consiglio di Stato è a conoscenza di tali situazioni e può confermare che non tutti i lavoratori indipendenti hanno accesso alle indennità IPG? Il Consiglio di Stato valuta l'introduzione di qualche forma di sostegno cantonale per queste figure professionali non tutelate dagli aiuti federali?

2) C’è una categoria di professionisti che non sono stati molto considerati in questo periodo. Si è giustamente parlato dell’edilizia, dell’industria, del turismo e della ristorazione, ma attori/trici, musicisti/e e altri/e operatori/trici culturali che hanno rinunciato alle loro performance per un periodo incerto di più di un mese potrebbero essere integrati nel palinsesto della Radio-Televisione pubblica. Il Consiglio di Stato può farsi carico di promuovere tale idea presso i vertici della RSI?

3) Nonostante il lavoro encomiabile del personale sanitario, è emerso in modo palese che il nostro Paese forma un numero di infermieri troppo basso rispetto al fabbisogno e questo lo rende dipendente dalle scelte di Stati terzi di precettare o meno i propri medici e infermieri che con dedizione lavorano nei nostri ospedali e istituti di cura. L’abolizione del numerus clausus nelle facoltà universitarie di medicina tornerà quindi d’attualità, ma come Cantone occorre già oggi agire per quanto ci compete: riconoscendo l’impegno in tal senso dell’Ente Ospedaliero Cantonale, non è il caso di intervenire anche sulle Cliniche private per evitare limitazioni all’entrata delle formazioni infermieristiche? Ci riferiamo alla necessità di maggiori posti di stage e di tirocinio.

 

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