Un'interrogazione di Massimiliano Ay e Lea Ferrari chiede al Governo di fare chiarezza sulle attività "informali" che verrebbero riconosciute dal futuro regolamento
BELLINZONA - L’introduzione dell’obbligo formativo fino ai 18 anni - previsto nel progetto di modifica della Legge della scuola (messaggio 7782) - ha tra i propri sostenitori anche il Partito Comunista, che tra gli apprezzamenti non manca però di segnalare l’esistenza di «zone d’ombra che meritano un approfondimento».
In un’interrogazione, i deputati Massimiliano Ay e Lea Ferrari chiedono in particolare al Consiglio di Stato quali «sono o potrebbero essere» secondo il DECS le «attività formative “informali”» che verrebbero riconosciute dal futuro regolamento per i giovani che terminano la scuola dell’obbligo, indicando pure se sussista o meno il rischio che queste attività «si trasformino in un escamotage per spingere i giovani verso corsi o servizi privati», che invece di risolvere il problema finirebbero per posticiparlo fino alla soglia dei 18 anni.
Inoltre, i due deputati comunisti chiedono al Governo di esprimersi sull’ipotesi avanzata dal Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA) di istituire un obbligo formativo basato sull’ottenimento di un diploma d’apprendistato o di maturità.
Le domande dell'interrogazione