«Sono soldi prelevati al contribuente in maniera ingiustificata». Presentata un’iniziativa parlamentare
BELLINZONA - Le imposte di successione e di donazione sono «controverse» e «contestabili». Ne è convinto Andrea Censi, che ha presentato un’iniziativa parlamentare per la loro eliminazione. In particolare, viene evidenziato che con i suoi prelievi massimi (che raggiungono il 41%) il Ticino sia secondo solo a Basilea Città e Neuchâtel. «Non c’è da stupirsi come in ambito fiscale veleggi nelle retrovie».
Tra le motivazione per l’abolizione delle imposte, viene menzionata la disparità di trattamento fra coniugi e concubini, fra fratelli e fratellastri, fra figli adottivi e figliastri. Ma anche la notevole difficoltà riscontrata per l’imposta di successione e di donazione nell’ambito delle aziende familiari.
L’iniziativa vuole pertanto mettere in discussione l’imposta di successione e donazione in quanto tale e chiederne semplicemente l’abolizione come già avvenuto in altri Cantoni. «Questa imposta introdotta sotto qualche falso mito di correttezza fiscale ha raggiunto un punto di non ritorno. Sia a livello politico, morale che giuridico l’imposizione di un’eredità è sempre più vacillante. Sono nulla più che un mezzo per rimpolpare i forzieri statali. In altre parole, un’erosione del patrimonio privato a titolo gratuito non corrisposto da servizi e nemmeno fiscalmente giustificabile».
Gli iniziativisti sono coscienti dell’importanza finanziaria che l’imposta di successione e di donazione ha sulle entrate dello Stato del Canton Ticino (circa 45 milioni di franchi a piano finanziario). Tuttavia, «non ne giustificano la forma: tanti o pochi che siano, restano soldi prelevati al contribuente in maniera ingiustificata». Per questo motivo gli iniziativisti chiedono al Gran Consiglio di prendere coscienza di questa situazione e invitano lo stesso ad approvare l’iniziativa e abolire l’imposta sulle successioni e donazioni a livello cantonale.